venerdì 31 luglio 2009

Berlusconi viola palesemente la legge. Video.

Guardate questo video. Si tratta di una cerimonia a L'Aquila, alla quale ha preso parte Berlusconi, con un codazzo di cortigiani. Viene issata una bandiera tricolore sui tetti delle nuove costruzioni per i terremotati. Nel video si vede Berlusconi salire su una piattaforma aerea del cantiere, andare su fino al colmo di un tetto e battere divertito le mani allo sventolio della bandiera della protezione civile. E poi Berlusconi in cima al tetto di un edificio, applaudire un tricolore che sventola.

Ma Berlusconi & co. stanno palesemente violando le più elementari norme di sicurezza. Il Presidente del Consiglio (ed il suo seguito) non indossa il caschetto di protezione della testa, nè la cintura di sicurezza, entrambi obbligatori in base alla normativa sulla sicurezza sul lavoro. Peggio fanno Berlusconi & co. quando salgono sul tetto di un edificio. Qui, il rischio di caduta dall'alto è ancora più alto, mancando un parapetto regolamentare che impedisca la caduta. E' stata posizionata solo una corda, che dal punto di vista della protezione contro le cadute dall'alto, non trova alcuna giustificazione tecnica o normativa.

So bene che molti di voi avrebbero voluto vedere quali possano essere gli effetti dell'assenza di quelle protezioni. Ma a parte questo, c'è da dire che siamo di fronte a gravi indempimenti di legge. Se quel cantiere fosse stato sottoposto a controlli da parte della ASL, sarebbe dovuto essere stato chiuso. Secondo le norme antinfortunistiche, le inadempienze del Presidente del Consiglio e del suo seguito, costituiscono "gravi violazioni ai fini dell'adozione del provvedimento di sospensione dell'attività imprenditoriale".
Ed invece è successo che Berlusconi si è riunito oggi con i suoi ministri ed ha modificato il T.U. della sicurezza sul lavoro. Vi lascio immaginare cosa possa essere venuto fuori. Nè riparleremo...

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mercoledì 29 luglio 2009

Lettera di Lorena Coletti. Sorella di uno dei quattro operai assassinati dall'esplosione della Umbria Olii

La lettera che pubblico, e che mi è stata inviata via e-mail, è di Lorena Coletti, sorella di Giuseppe, uno dei quattro operai assassinati dall'esplosione della Umbria Olii.
Questa lettera, come altre da me pubblicate di famigliari di vittime del lavoro, dimostrano un fatto ovvio, ma dimenticato: mentre l'attenzione per l'assenza di misure di sicurezza sul lavoro, dura il tempo di un Tg o della lettura di un articolo nella cronoca locale, il dramma di una vita spezzata non ha fine. E soprattutto, quel dolore, non si allevia con poche parole di circostanza dette sottovoce da personalità politiche, durante i funerali pubblici.
Esiste un solo modo per rendere giustizia ai caduti sul lavoro: rispettare leggi in materia di sicurezza, che siano adeguate a prevenire i rischi ed a proteggere i lavoratori. Esattamente il contrario di quanto questo governo sta facendo.
Sono Lorena Coletti, sorella di una delle vittime della strage della Umbria Olii di Campello sul Clitunno (Pg).
Il 25 novembre 2006, quattro uomini si alzarono e partirono per andare al lavoro, per guadagnarsi da vivere. Era di sabato, il lavoro lo avevano iniziato il martedì: dovevano installare delle passarelle sopra a dei silos. In quei silos c'era un gas, il gas esano, un gas molto infiammabile, questo poiché nessuno aveva fatto una bonifica di questi silos.

Verso le 13 di quel maledetto giorno un enorme esplosione avvenì. Venni a sapere della notizia solamente la sera molto tardi. La moglie che lo aspettava per il pranzo, non vedendolo tornare fece un giro di telefonate ai suoi colleghi, ma fu un vano tentativo, perchè non ottenne nessuna risposta. Fino a che, non telefonò alla moglie del datore di lavoro, che gli diede la notizia. Giuseppe Coletti, mio fratello, Maurizio Manili, datore di lavoro,Vladimir Thode e Tullio Mottini erano morti nell'espolsione. Unico sopravvissuto Claudio Demiri.

Il proprietario della Umbria Olii, fu indagato e rinviato a giudizio con l' accusa di omicidio colposo plurimo e violazione di norme per la sicurezza sul lavoro. Secondo l'accusa, Del Papa avrebbe dovuto avvertire i lavoratori della ditta Manili, della pericolosità delle sostanze contenute nei serbatoi, dove non era mai stata fatta la bonifica. Un omissione, che sarebbe secondo i giudici e i periti dell'accusa, alla base dell'incidente, causato dall'utilizzo di una fiamma ossidrica per terminare i lavori sulla superficie metallica dei silos.

Il 24 novembre prossimo, doveva iniziare il processo penale, ma Giorgio Del Papa e la sua difesa impugna il tutto facendo ricorso in Cassazione contro il rinvio a giudizio. Oggi apprendo la notizia dal mio avvocato, che la Cassazione decide a ottobre sul ricorso di Del Papa. Ma per la seconda volta, viene fatta alla mia famiglia un'altra richiesta di risarcimento, che era decaduta con l'annullamento della perizia tecnica, ma che ora Del Papa ripresenta a nome della Gestoil Srl, ex Umbria Olii.

Sono passati quasi tre anni, e l'anno scorso ci fu la prima richiesta: di oltre 35 milioni di euro. Ora mi chiedo, se anche quest'anno la cifra sia sempre quella oppure, se hanno messo a conto anche gli interessi, visto il tempo che è passato. Sottolineo, che a mio fratello Giuseppe Coletti e' stata stroncata la vita, e a Giorgio Del Papa non è stato neanche dato un giorno di carcere e tanto meno gli arresti domiciliari. Questa e' la giustizia Italiana!!!!!

In tre anni mio fratello e' stato ucciso diverse volte, ora dico basta.
Degli operai che partono la mattina per fare il loro dovere, per mantenere la famiglia e fare una vita onesta e dignitosa, non meritano di morire. Come non meritano che la loro dignità' venga calpestata da assurde richieste di risarcimento, mandate da chi li ha uccisi. Non lo permetto!!! Vorrei che Del Papa sapesse, che la vita di quattro persone vale molto più' di qualsiasi cifra che lui chiede. Ma il peggio di tutto è, che è ancora libero, e che lo Stato Italiano gli permette di fare queste cose.

Chiedo inoltre, di poter incontrare il Presidente della Repubblica per poter parlare personalmente con lui.Intanto gli vorrei rivolgere questo appello: "Egregio Presidente della Repubblica, La invito, dopo tutte le parole spese chiedendo più sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, a non firmare assolutamente il Dlgs correttivo al Dlgs 81/08.
Se è coerente con le sue dichiarazioni, non può firmare un decreto che è un colpo fatale alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro."


Io non mi arrenderò e non permetterò più che la memoria di mio fratello e delle altre vittime venga calpestata, sono esseri umani morti per lavorare, non per divertimento. Finchè avrò vita li difenderò; di sicuro non mi limiterò a fare fiaccolate, ma cercherò di fermare chi ancora una volta vuole calpestare i lavoratori di Italia. Basta prendersela con Giuseppe Coletti e le altre vittime della Umbria Olii.

Saluti

Lorena Coletti

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martedì 28 luglio 2009

Umbria Olii: chi pagherà per quella strage?

Ci sono notizie che dovrebbero naturalmente essere in evidenza, nei giornali, nei tg, su internet. Ma sappiamo che questo succede di rado. Così, mentre la grande informazione non si perde una parola che sia una di Bossi che finge premura per i soldati italiani in Afghanistan, succede che Giorgio Del Papa, amministratore delegato della Umbria Olii, torna a chiedere un risarcimento milionario alle famiglie delle vittime ed all'unico sopravvissuto dei 5 operai nella nella strage avvenuta nell'azienda da lui amministrata. Tutto nel quasi assoluto silenzio. Per quanto ne so, solo Il Messaggero, nella cronaca locale, ha riportato la notizia, ripresa oggi da Liberazione con un bell'articolo. Notizia che non finisce qui.

Infatti Del Papa, oltre ad avere rilanciato la richiesta di risarcimento danni, ha lasciato la direzione della Umbria Olii ad un suo collaboratore. Nel frattempo la società ha aggiunto al proprio nome la parola international, diventando perciò Umbria Olii International ed è stata posta in liquidazione. L'azione legale contro i familiari delle vittime ed il lavoratore sopravvissuto alla strage, è invece promossa da un'altra società: la Gestoil con a capo lo stesso Del Papa.

Tutte queste manovre, dopo quasi tre anni di rinvii; precedenti richieste di risarcimenti danni da parte di Del Papa sempre alle stesse famiglie, ma cadute nel vuoto; tentativi di ricusazioni del tribunale competente. Il tentativo, ovvio, è il prolungamento dei tempi del procedimento. Ora, finalmente, è stata fissata la data del 24 novembre prossimo per l'apertura del processo. Sperando che effettivamente sia così, perchè ancora una volta Del Papa, ha impugnato la decisione del giudice e chiamato in causa la corte di Cassazione. Questa finora ha respinto i ricorsi della difesa, ma è evidente il tentativo di dilatare ancora i tempi del procedimento penale.

Ma nel frattempo, se viene completata la procedura di messa in liquidazione della Umbria Olii, chi risarcirà i famigliari delle vittime dell'esplosione avvenuta il 25 novembre del 2006, nella quale persero la vita quattro lavoratori di una ditta esterna ed un altro rimase gravemente ferito? Senza un sequestro cautelare della società, chi pagherà dal punto di vista civile, per quella strage? La risposta dagli organi di informazione pare essere: chissenefrega!

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lunedì 27 luglio 2009

Ronde SSS, ronde nere ... bisogna aspettare il morto per rimediare ad una legge squallida?


Scontri tra ronde di destra e di sinistra. Questa sarebbe la notizia? Cioè che un gruppo di militanti dei Carc e di fascisti de La Destra, si sarebbero lanciati quattro sedie di plastica e dato un paio di ceffoni? Al di là dell'episodio, che può essere considerato più o meno grave a seconda della coscienza che lo giudica, non è di questo che si dovrebbe parlare. Ma del fatto che a Massa, gira in strada un gruppo di nostalgici imbecilli che si fa chiamare SSS. Acronimo di Soccorso Sociale Sicurezza, secondo il suo fondatore Stafano Benedetti de La Destra, ma che richiama in modo ovvio le famigerate Schutzstaffel, cioè l'unità paramilitare nazista, cioè le SS.

Non si è fatto in tempo a dimenticare (perchè mi pare che già si stia dimenticando) della Guardia Nazionale Italiana, le ronde nere autorizzate a girare per le strade di Milano, che si viene a sapere di un nuovo manipolo di cerebrolesi che forte di una legge che li tutela, pattugliano le strade di una città medaglia d’oro alla Resistenza come Massa.

E certamente non si finiscono di contare a Milano e Massa, i minorati che non vedono l'ora di indossare la camicia bruna. Gentaglia che altro non aspettava che di potersi organizzare in gruppi, protetti da una legge voluta da fascisti in divisa verde. Teppisti che fremono all'idea di poter pestare un "negro", uno "zingaro" o un capellone.

Di aggressioni fasciste ne ricordiamo già tante. Di morti ammazzati da criminali teste (di cazzo) rasate, ce ne sono stati già troppi. Ora quelle stesse teste (di cazzo) rasate hanno dalla loro una legge che li protegge. Certo, fintanto che non commettono reato. Ma quando accadrà (e possiamo starne certi che accadrà, se non si interviene subito), sarà troppo tardi per rimediare ad una vita spenta.
A quel punto, chi potrà sentirsi davvero innocente?


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venerdì 24 luglio 2009

Ogni tanto una buona notizia

Ogni tanto c'è qualcuno che prova a riscrivere la storia e sprattutto la storia partigiana ed antifascista italiana. Un politico, un "intellettuale", un giornalista pronto a scagliarsi contro i partigiani, periodicamente sente la voglia di farsi sentire ed occupare la scena. Era capitato al quotidiano Il Tempo, notoriamente vicino al centrodestra, che qualche tempo fa aveva definitori "massacratori" i partigiani protagonisti dell'attacco portato a segno contro le truppre SS in Via Rasella. L'equiparazione dei GAP ai nazisti, era il tentativo. Massacratori gli SS e massacratori anche i Gap. Squallido tentativo ed indecente epiteto contro persone, i partigiani, che lottarono e diedero la vita per liberare l'Italia dalla dittaura nazifascista.

Ma poi, come raramente accade, arriva una buona notizia: la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di Elena Bentiveglia, figlia dei gappisti Carla Capponi e Rosario Bentivegna, contro il quotidiano romano. La Cassazione ha stabilito che i gappisti non sono stati dei massacratori, e che con quel termine Il Tempo ha leso la dignità dei partigiani e per questo il quotidiano è stato condannato.

Mi chiedo quanto questi denigratori dei partigiani, che non perdono occasione per scagliarsi contro chi ha combattuto per liberare l'Italia dalla dittatura nazifascista, meritino quella libertà regalatagli dai partigiani, spesso a costo della vita.

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mercoledì 22 luglio 2009

In migliaia morivano, mentre le tasche dei magnati del cancro si gonfiavano


"Eternit, i due imputati rinviati a giudizio. A dicembre processati per disastro doloso il magnate Schmidheiny e il barone De Cartier De Marchienne" (da Corriere.it).
Sembra una notizia banale ed ovvia, ma non lo è. E' una notizia storica, perchè finalmente ci sarà un processo con il quale ci auguriamo venga fatta giustizia, per la morte di migliaia di persone per esposizione all'amianto. In quel processo, comunque si concluderà, verranno discusse le responsabilità dei magnati del cancro. Come scrivero in un altro post, l'Eternit è stata praticamente una multinazionale del cancro! Basti pensare che solo per questo processo, i vertici Eternit sono chiamati in causa per la morte di 2.056 persone dal 1952 al 2008 e di almeno 830 malati. Mentre le fibre di amianto continuano a provocare tumori a 1.350 italiani ogni anno (dati dell'Ispesl, Istituto Superiore di Prevenzione e Sicurezza Sul Lavoro).

Ovviamente non posso sapere con certezza se Schmidheiny De Cartier De Marchiennea verranno condannati ed a quanti anni. Chissà se faranno qualche ora di carcere, visti i tempi della giustizia italiana e l'età degli imputati; e vista la spada di damocle governativa della norma salva-menager contenuta nelle modifiche al T.U. della sicurezza sul lavoro. Ma da questo processo - ne sono convinto - verrà fuori che loro, quei facoltosi terroristi che hanno attentato alla salute pubblica in Italia e non solo, loro sapevano e niente hanno detto. Loro sapevano di uccidere mentre facevano profitto. Non potevano non sapere che le fibre lavorate nei loro stabilimenti, provocavano malattie come l'asbestosi ed il mesotelioma pleurico.
L'asbestosi fu descritta per la prima volta nel 1924, come fibrosi polmonare dovuta ad inalazioni di polveri di amianto. E già nel 1935 si associò l'esposizione ad amianto ed il cancro polmonare.
Loro sapevano e tenevano all'oscuro i lavoratori ed i cittadini. Fabbricavano lastre in amianto ed i resti della lavorazione (i cosiddetti polverini, molto fini e quindi estremamente pericolosi) li regalavano alla popolazione da utilizzare ad esempio come isolante. Criminali!

Le fortune della Eternit sono state, ed è ancora sono, la morte di migliaia di persone. Non solo lavoratori dell'azienda, ma di migliaia e migliaia di persone che, loro malgrado ed incosapevoli della bombe chimiche che venivano piazzate nelle loro case, lentamente si ammalvano e molto spesso morivano. Mentre le tasche dei magnati del cancro si gonfiavano. Ho davanti ai miei occhi accecati di rabbia, la disgustosa immagine di Schmidheiny e del barone De Cartier De Marchienne su uno yacht di lusso, che mangiano e bevono divertiti della "ingenuità" dei loro operai e di tutta quella gente, sacrificata in nome del profitto di due criminali. Ed è un'immagine insopportabile, anche perchè è verosimile.

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martedì 21 luglio 2009

Oggi i titoli dei giornali sarebbero potuti essere diversi

Le prime pagine dei giornali di oggi, hanno titoli per l'invito del presidente Napolitano al dialogo sulle intercettazioni. Corriere della Sera: "Dialogo sulle intercettazioni"; Repubblica: "Intercettazioni, serve un'intesa"; La Stampa: "Dialogo sulle intercettazioni"; Il Messaggero: "Intercettazioni, regole condivise". Ovviamente si distinguono Il Giornale e Libero, occupati a difendere il loro editore-padrone. Ma i titoli sarebbero potuti essere diversi: "Strage sul lavoro"; "Strage a Piombino"; "Esplosione in acciaieria. Una strage"; "Ancora morti sul lavoro. 6 a Piombino". Mentre si sarebbero ancora distinti Il Giornale e Libero, comunque impegnati a tutelare l'immagine di re Silvio IV da Arcore.

Alle 22.00 di domenica scorsa, quando le redazioni dei giornali erano ormai in chiusura, un grave incidente è avvenuto alla Acciaierie Lucchini di Piombino. Da una paiola è fuoriscito acciaio fuso, che a contatto con l'acqua ha provocato un'esplosione, che ha coinvolto anche diverse abitazioni circostanti. Sono aperte le indagini, per accertare le cause della scampata strage. Ma di certo, come racconta la Fiom-CGIL in un comunicato, la produzione era cresciuta ed il personale impiegato diminuito. In sintesi, ritmi di lavoro elevati mentre si risparmia in sicurezza. Ricorda tanto la tragedia della Thyssen Krupp, anche per il numero di lavoratori coinvolti, ma in questo caso fortunatamente salvi.
E ce lo avrebbero ricordato anche i giornali e le TV, quanto simili sarebbe stato questo incidente con quello della Thyssen, con uguali lacrime di coccodrillo ed uguali accuse. E di nuovo avremmo assistito alla messa in scena del cordoglio politico, alle promesse che mai più una tragedia simile potrà avvenira. E ancora immagini già viste di cariche istituzionali presenti ai funerali, con le loro maschere di partecipato dolore, che sempre tolgono seduti davanti ai tavoli decisionali.

Sei operai sono "solo" rimasti ustionati, gravemente feriti ed intossicati. Così non fanno molta notizia. Fossero morti, bè, un paio di giorni di gloria mediatica l'avrebbero avuta. Sarebbero stati ricordati per un po', fino al prossimo gossip dell'imperatore Berlusconi. Poi di nuovo silenzio. Perchè di sicurezza sul lavoro è bene non parlarne, altrimenti giornali governativi e non, possono anche un po' confondersi; e governo ed opposizione, per certi versi rischiano di mescolarsi un po' davanti alla richieste confindustriali di sconti sui costi del lavoro e sacrifici ai lavoratori.
Nel frattempo, più o meno nell'indifferenza generale, il contatore di Articolo21.info segna 580 morti sul lavoro, dall'inizio dell'anno ad oggi. Mentre, nel quasi assoluto silenzio mediatico, il governo si appresta in questi giorni ad approvare le modifiche al Testo Unico della sicurezza sul lavoro. Uno scempio normativo che metterà ancora di più a rischio la salute e la vita stessa dei lavoratori.

Chi ha a cuore la sicurezza sul lavoro, l'unica cosa che può fare singolarmente in questo momento, è fare appello al Presidente della Repubblica a non firmare le modifiche al T.U. della sicurezza sul lavoro che verranno fuori dal CdM dei prossimi giorni. Spero lo facciano in molti, perchè, a livello istituzionale è l'unica speranza di salvaguardare un strumento normativo per la sicurezza sul lavoro, certamente migliorabile ma valido se fosse applicato. Cosa che questo governo ha finora impedito di fare. Confindustria ringrazia, mentre i famigliari delle vittime del lavoro piangono.

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lunedì 20 luglio 2009

Difendiamo la sicurezza sul lavoro. Contro lo smantellamento del Testo Unico da parte del governo.

Restano pochi giorni di vita al Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. Infatti nei prossimi giorni il CdM esaminerà ed approverà le modifiche al D.Lgs. 81/08 (il TU sulla sicurezza, appunto). E più che di modifiche, bisognerebbe parlare di riscrittura del decreto, dato che è prevista la modifica di 136 articoli su 306, compresi tutti gli allegati. Un brutto colpo di mano, da parte del governo. Ovviamente eseguito secondo la logica padronale.

Di tutto l'immondezzazio normativo, previsto con la legge delega di modifica del TU sulla sicurezza, forse verranno stralciati solo i due articoli più discussi: l'articolo 2 bis, che prevede che la semplice attuazione delle norme di buona prassi, si presume che l'azienda sia adempiente alle norme di legge sulla sicurezza; e l'articolo 10 bis, cioè la cosiddetta norma salva-menager.
Ma ci sono altri 134 articoli che modificheranno profondamente le norme di tutela della salute dei lavoratori, di cui si parla molto meno, ma che sono comunque molto gravi. Tanto per fare pochi esempi, di questo scempio normativo: grazie a quelle proposte di modifica, ad esempio, le imprese si vedranno ridurre le sanzioni, mentre ai lavoratori saranno aumentate. Si tenta di ripristinare le visite mediche preassuntive, vietate dallo Statuto dei Lavoratori, determinando il rischio di gravi discriminazioni. Alle aziende sarà concesso di valutare i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, fino a 90 giorni dall'inizio delle attività, così che, se un grave rischio è presente, questo non sarà valutato e per tre mesi i lavoratori potranno esservi esposti inconsapevolmente (anche a rischio della loro vita) e perciò assolutamente senza tutele.

Come detto, il provvedimento sarà approvato a breve dal Consiglio dei Ministri, al massimo entro il 31 luglio, visto che il 16 agosto la delega al Governo scadrà ed entro questa data il Presidente della Repubblica dovrà controfirmare il provvedimento. L'eventuale respinta del Capo dello Stato, eviterebbe quindi la distruzione del TU sulla sicurezza sul lavoro, che significherebbe il dissolvimento del diritto reale dei lavoratori alla tutela della loro salute e della loro sicurezza.
Quello che possiamo fare ora, è appellarci al Presidente della Repubblica affinchè non firmi le modifiche al D.Lgs. 81/08. Da qui, compilando il form con nominativo, città, email, ecc., si può scrivere un messaggio al Capo dello Stato. Ad esempio quello qui sotto, proposto da Marco Bazzoni.
Egregio Presidente della Repubblica, La invito, dopo tutte le parole spese chiedendo più sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, a non firmare assolutamente il Dlgs correttivo al Dlgs 81/08.
Se è coerente con le sue dichiarazioni, non può firmare un decreto che è un colpo fatale alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.


A questo punto arriverà, dal Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, una e-mail di conferma di ricezione del messaggio con un link da cliccare per confermare l'invio del messaggio scritto al Capo dello Stato.
Diffondiamo l'iniziativa. Facciamoci sentire. Facciamo capire che non si possono fare sconti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori.

Chi vuole, può anche prelevare il banner qui sotto.




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Lettera al Ministro Alfano per il carcere di Sollicciano (Firenze)


Dall'amico blogger L'incarcerato, ecco un'ottima iniziativa, contro la violenza nelle carceri, che spesso uccide.
Fate copia-incolla di questa lettera e inviatela qua: clicca sopra.
Diffondete e attivatevi.

Oggetto: ISPEZIONE CARCERE DI SOLLICCIANO –FI-

Al Ministro della Giustizia - On. Angelino Alfano

E per conoscenza
Onorevole Ministro della Salute, del lavoro e delle politiche sociali, Onorevole Ministro dell'ambiente e della tutela del Territorio, Onorevole Ministro Delle Pari Opportunità.

Onorevole Ministro Angelino Alfano,

chi le scrive è un cittadino italiano che non può rimanere inerme di fronte alle notizie allarmanti diffuse sulla Casa Circondariale di Sollicciano (Firenze).

Nell’arco di poco più di un mese sono morti piu’ di tre detenuti, ma questi che Le elenco sono “da accertare”:

24/04/2009 IHSSANE FAKHEDINE DI ANNI 30 CAUSA “DA ACCERTARE” 11/06/2009 ANNA NUVOLONI DI ANNI 40 CAUSA “DA ACCERTARE” 07/07/2009 DETENUTA DI PISA DI 27 ANNI CAUSA “DA ACCERTARE”


A queste terrificanti notizie mi preme aggiungere e sottolineare il caso di Niki Aprile Gatti , morto il 24 giugno 2008 sempre nel carcere di Sollicciano in circostanze sospette e tutte da chiarire.

Niki Aprile Gatti era incensurato ed era in CUSTODIA CAUTELARE!

La madre Gemini Ornella, nel tentativo di fare chiarezza, ha scritto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano(pregandolo di attenzionare Lei), è aperto presso il Tribunale di Firenze un procedimento di opposizione all'Archiviazione per “suicidio” ed inoltre è stata inoltrata un’ Interrogazione Parlamentare, i cui dati vengono di seguito riportati.
Seduta di annuncio:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01301
Dati di presentazione dell'atto Legislatura:
Seduta di annuncio N.162 del 20/04/2009
Firmatari
Primo firmatario:

CONCIA ANNAPAOLA
Gruppo:PARTITO DEMOCRATICO
Datafirma: 20/04/2009
Commissione assegnataria: IICOMMISSIONE(GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 20/04/2009
Stato iter:
IN CORSO


Si può tacere di fronte alla morte di un ragazzo? Si può tacere davanti a morti classificate “da accertare”?

Onorevole Ministro,

nessuno ha risposto! Anche Lei non ha risposto all’interrogazione Parlamentare! Le Istituzioni tacciono … e il silenzio,a distanza di un anno,comincia ad essere eloquente!

Le chiedo formalmente di ricercare le responsabilità e chiarire le tante incongruenze divenute dolorose per famiglie che attendono la Verità!

La situazione di Sollicciano ,oltre all’anomalia delle morti da accertare, le quali si ripetono ciclicamente, è grave anche per la capienza tollerata, perché è stata abbondantemente superata, costringendo i ristretti a condizioni di vita in cui i diritti umani fondamentali vengono ignorati.
Al sovraffollamento si accompagnano altre carenze che non sono degne di un Paese civile. (ricordiamo la frase di K. Popper “Il grado di civilta' di un Paese si misura dalle condizioni delle sue carceri” )

Ritengo,pertanto, necessario dover sottoporre nuovamente e con rinnovata urgenza, alla Sua attenzione, il caso di questo giovane Niki Aprile Gatti (è ormai trascorso piu’ di un anno per la sua famiglia…),augurandomi che Lei voglia prendere in considerazione con la tempestività che indubbiamente merita, questa incresciosa situazione.

A seguito di queste considerazioni, che sono certo da Lei condivise, Le chiedo quindi di intraprendere con urgenza tutte le iniziative necessarie affinché il nostro paese possa così colmare il ritardo che lo sta caratterizzando nell’accertamento della verità e nell’applicazione della giustizia.

Le chiedo di intervenire innanzitutto a tutela della garanzia dei “diritti delle persone” che si trovano nelle nostre carceri, ed in particolare date le estreme condizioni in cui verte, Sollicciano, del personale che vi opera, e per sollecitare azioni efficaci rispetto alle tante criticità presenti. In riferimento alle notizie sul carcere di Sollicciano, Le chiedo, con urgenza, una specifica ispezione per verificare le condizioni dei detenuti che, solo per il fatto di essere ristretti,non cessano di essere prima di tutto “esseri umani” e in quanto tali portatori di diritti umani!

Compito di questa Ispezione che Le chiedo, non è avvalorare o smentire una tesi, ma stabilire la Verità.

Voglio ricordare quello che disse l’Onorevole Sandro Pertini, che in galera passò lunghi anni:

-“ Ricordatevi quando avete a che fare con un detenuto, che molte volte avete davanti una persona migliore di quanto non lo siete voi.”

Confidando nell’accoglimento di questa mia richiesta, resto in attesa di un Suo cortese riscontro.

Con deferenti cordiali saluti e ossequi.

(nome e cognome)


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giovedì 16 luglio 2009

Legge razzista firmata da Napolitano. Ci difenderemo Costituzione alla mano.

Da oggi l'Italia è uffialmente un paese razzista! Con il contributo del Presidente della Repubblica, che ha apposto la sua firma su un testo incostituzionale. Il Capo dello Stato, ha promulgato una Legge che punisce delle persone senza che queste abbiano commesso dei fatti che sono previsti come reati dalla legge. Il testo firmato da Napolitano, viola palesemente il principio costituzionale di uguaglianza, poichè gli italiani saranno puniti per aver commesso un reato e gli stranieri solo per la loro condizione personale.
Il cosidetto pacchetto sicurezza va contro quella Costituzione che Napolitano ha guirato di osservare, e sul rispetto della quale si dovrebbe unire la nazione della quale il Capo dello Stato rappresenta l'unità. Napolitano si è detto perplesso e preoccupato, ma nonostante tutto quella firma l'ha apposta lo stesso, perchè "la legge non poteva essere bloccata" visto che conterrebbe norme "ampiamente condivise in sede parlamentare".

Perciò direttamente al Presidente Napolitano vorrei rivolgermi e chiedergli: ma cosa sta dicendo, signor Presidente della Repubblica, che gli ideali della maggioranza dei parlamentari sono prioritari rispetto ai principi costituzionali? Sta raccontando che la Costituzione italiana viene dopo le ingiustificate paure rappresentate in parlamento? Sta forse dicendo, signor Presidente, che il razzisnmo può essere accettato e diventare legge contro la Costituzione republicana, solo perchè condiviso dalla maggioranza dei deputati e dei senatori?

A lei, signor Presidente Napolitano, tanti cittadini e tante associazioni in questi giorni le avevano chiesto di non promulgare questa legge, che è una vera e propria vergogna. Tutti quei cittadini le chiedevano solo di svolgere i suoi compiti di Presidente della Repubblica italiana. Quelli che la Costituzione le assegna. Ha deciso invece di nascondersi dietro la foglia di fico parlamentare. Ora, affinchè l'Italia non si trasformi nella patria del razzismo legalizzato, non ci rimane che augurarci che siano i cittadini a resistere. Non rimane che imparare a difendersi dalle leggi di uno Stato sempre più pericolosamente autoritario, razzista e violento. Lo faremo, ci difenderemo con l'arma più efficace che conosciamo in questo caso: la Costituzione della Repubblica italiana.

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mercoledì 15 luglio 2009

La (in)coerenza leghista. Invasioni di padani all'estero e caccia agli immigrati in Italia

Dalla dichiarazione di voto finale del presidente del gruppo Lega Nord Padania, Bricolo:
La nostra (quella dei respingimenti NdR) è l'unica strada percorribile per gestire il flusso migratorio in arrivo nel nostro Paese e non subire invasioni incontrollate.

Da La Padania del 16 giugno 2009, a proposito della Lega Nord Estero:
Lega Nord Estero in espansione in tutti i continenti. l’Europa è praticamente
tutta coperta
(dai leghisti NdR); in Sudamerica l'attività attualmente è concentrata in Argentina e Brasile, ma si sta espandendo anche in Uruguay e Cile; in Africa si è attestati in Senegal e Sudafrica; in Asia la voce della Padania si fa sentire addirittura in Cina.

Dalla dichiarazione di voto finale del presidente del gruppo Lega Nord Padania, Bricolo:
D'ora in poi [...] non saranno benvenuti coloro che non rispettano la nostra storia, la nostra cultura e le nostre tradizioni.
Integrazione, per quanto ci riguarda, vuol dire che chi viene a casa nostra (perché questa è casa nostra)
[...] si deve adeguare al nostro modo di vivere.

Da La Padania del 16 giugno 2009, a proposito della Lega Nord Estero:
[La Lega Nord Estero è] un vero e proprio Movimento con lo scopo di promuovere nelle realtà in cui è presente (cioè all'estero NdR) gli ideali e la politica della Lega Nord e, chiaramente, di presentarsi alle elezioni con il suo simbolo.

Dalla dichiarazione di voto finale del presidente del gruppo Lega Nord Padania, Bricolo:
Noi il consenso lo abbiamo aumentato, sicuramente anche per la coerenza.

Dal pensiero di Crocco:
Voi il consenso lo avete aumentato perchè in Italia i rincoglioniti avanzano...

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martedì 14 luglio 2009

Se ad una voce viene impedito di essere ascoltata, equivale a soffocarla. Contestazione generalizzata contro il DDL Alfano.


Sciopero è un termine improprio per questa manifestazione, ma che rende l'idea della contestazione. Non sono convinto della forma di questa protesta, perchè l'autoimbavagliamento è proprio lo scopo ultimo del DDL Alfano, contro il quale bidogna opporsi in maniera decisa. Ma allo stesso tempo ritengo la protesta assolutamente necessaria. Quindi aderisco all'iniziativa perchè è necessario che la protesta sia quanto più possibile generalizzata, unico modo per farci davvero sentire da questo governo liberticida.
Il governo, con il DDL Alfano, cerca di mettere un bavaglio ai blog. Lo fa in maniera subdola e meschina, cercando di introdurre l'obbligo di rettifica di qualsiasi testo sgradito a qualcuno entro 48 ore, pena una sanzione pecuniaria fino a 25 milioni di vecchie lire per tutti i titolari di siti informatici. Questo significa impedire di fatto la libera discussione e l'informazione partecipata e diffusa, propria del web. Proprio questa peculiarità della rete, è caratteristica principale dei blog, nella stragrande maggiornanza dei casi gestiti da persone comuni, che sono particolarmente minacciati dal disegno di legge Alfano.
Il tentativo del governo è perciò quello di privare della diffusione in rete del pernsiero delle persone comuni, lavorator*, disoccupat*, student*, associazioni in lotta, ecc., che oltre al web hanno ben pochi altri spazi per esprimere la proprie idee. Perciò imbavagliare i blog significa opprimere il diritto a manifestare il proprio pensiero, perchè se ad una voce viene impedito di essere ascoltata, equivale a soffocarla. Ed invece noi vogliamo farci sentire e per questo alziamo la voce contro il DDL Alfano!

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lunedì 13 luglio 2009

Siamo arrivati al punto che si punisce chi si infortuna!

Ricevo da Marco Bazzoni questa e-mail che pubblico molto volentieri e che condivido in ogni sua parola.
Io credevo di averle sentite tutte nella mia vita, ma mai avrei immaginato di leggere questa notizia: "Si infortuna sul lavoro, l'azienda gli fa una contestazione disciplinare".
Questa vergognosa vicenda è accaduta, non in un'aziendina, ma alla Sirti, una grande azienda che opera nel settore delle Telecomunicazioni.
In pratica, un operaio dello Stabilimento Sirti di Nardò, mentre prelevava un pacco da un corriere, indietreggiando, inciampava in un gradino, e si provocava un infortunio grave (trauma lombosacrale).
L'azienda gli ha inviato una contestazione disciplinare, invitandolo a discolparsi, altrimenti lo sanzionerà.
Considero il comportamento della Sirti molto grave, adesso siamo arrivati al punto che per fare prevenzione si punisce chi si infortuna, come se le aziende fossero immuni da colpe!
I vertici della Sirti si dovrebbero leggere attentamente le sentenza della Cassazione n 18998 del 6 maggio 2009, che ha stabilito che gli errori commessi dagli operai per gli infortuni sul lavoro, non cancellano la colpa dell'azienda.
Anche se questa contestazione disciplinare è priva di fondamento, questo è quello che purtroppo potrebbe succedere in tutte le imprese dopo l'emanazione del decreto correttivo per il Dlgs 81/08 (testo unico sicurezza sul lavoro).
La Fiom-Cgil ha perfettamente ragione quando dice in una nota sul suo sito web: "La Sirti, la Confindustria, il Governo tentano di intimidire i lavoratori, con il ricatto dei provvedimenti disciplinari, così da non far denunciare gli infortuni, che scompariranno come per incanto, diventando assenze per malattia e così permettendo alle aziende anche di risparmiare sul premio assicurativo dell'Inail"

Come ho detto più volte questo decreto correttivo è una vera e propria controriforma della sicurezza sul lavoro.
Con la scusa di semplificare, il Governo Berlusconi stravolge il Dlgs 81 del 9 Aprile 2008, entrato in vigore il 15 maggio del 2008.
Tra le tante modifiche peggiorative (non dimentichiamoci che questo decreto correttivo modifica 136 articoli sul 306, compresi tutti gli allegati al Dlgs 81/08), l'abrogazione del divieto di visita medica preassuntiva da parte del medico di fiducia dell'azienda (art 41, comma 3, lettera a), che è in contrasto con l'art 5 della L300/70 (Statuto dei lavoratori), il sostanziale svuotamento della cartella sanitaria di rischio del lavoratore (con modifiche e cancellazione di commi dell'articolo 25), tentativo di svuotamento del libretto formativo del lavoratore, eliminazione del riferimento alla direttive europee previsto dall'articolo 41 del Dlgs 81 per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria, modiche all'art 42 del Dlgs 81, che riducono le tutele dei lavoratori inidonei alla mansione, la negazione di consegna all'Rls (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) del Documento di Valutazione dei RIschi (DVR), la redazione del DVR a 90 giorni dall'inizio dell'attività produttiva, quando nelle aziende con significativi livelli di rischio è importante che la valutazione dei rischi preceda l'avvio delle produzioni, l'affidare al datore di lavoro la scelta dei criteri di redazione del DVR, secondo principi di "comprensibilità, semplicità e brevità", l'equiparazione dei volontari (art 3) ai lavoratori autonomi, con la conseguenza della loro sottrazione alla maggior parte delle tutele (i dpi e la sorveglianza sanitaria sarebbe a carico del volontario), si impedisce alle RSU (Rappresentanze sindacali Unitarie) di intervenire per quanto riguarda materie di loro stretta competenza (carichi di lavoro, turni, riposi notturni e settimanali, ferie, ecc), e si demanda tutto ciò ai soli Rls.
In questo modo si nega ai lavoratori e alle loro rappresentanze il diritto di contrattare l'organizzazione del lavoro, determinando nel contempo l'isolamento dell'Rls, si cancella l'obbligo del datore di lavoro (articolo 18, comma 1, lettera aa) a comunicare all'Inail il nominativo (ove presente) dell'Rls interno, prevedendo in mancanza di questa comunicazione, che la rappresentanza sia esercitata dall'RlsT (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Territoriale). Il Governo sostituisce tutto ciò, con un meccanismo che prevede che siano i lavoratori a dover comunicare al datore di lavoro di non aver eletto il proprio Rls interno, poi il datore di lavoro comunicherà tutto ciò, non più all'Inail, ma bensì agli Organismi Paritetici, che peraltro non sono ancora costituiti nella maggior parte del territorio nazionale.
Si attribuisce il potere di "assegnazione" dell'RlsT agli Organismi Paritetici, i quali sono per definizione espressione anche della parte datoriale, si sposta la maggioranza della risorse per gli RlsT (costituzione, formazione e attività) agli Organismi Paritetici, eliminando la quota di finanziamento proveniente da parte delle sanzioni.
Anche in questo caso di rischia di ridurre l'incisività degli RlsT e di snaturare il loro ruolo.
Si da il potere agli enti bilaterali (art 2 bis) di certificare la corretta attuazione delle norme tecniche e delle buone prassi, dell'adozione dei modelli di organizzazione e di gestione delle imprese, si deresponsabilizzano di fatto i datori di lavoro o i dirigenti, che non risponderebbero della morte o dell'infortunio se l'evento è ascrivibile al fatto di un preposto, progettista, medico competente, lavoratore, lavoratore autonomo (art 15 bis), si riducono la maggior parte delle sanzioni per i datori di lavoro, i dirigenti e i preposti, mentre le si aumentano per i lavoratori (vedi articolo 59 decreto correttivo).
Anche qui il messaggio è chiaro, il vero responsabile degli incidenti sul lavoro è il lavoratore stesso e non chi organizza la produzione.
Il 24 giugno 2009 le Commissioni di Camera e Senato hanno dato parere positivo (anche se con diversi rilievi) alla schema di decreto correttivo al Dlgs 81/08, che adesso tornerà in CdM, che ne dovrà approvare una seconda versione, tenendo conto dei pareri espressi dal Parlamento e dalle Regioni (parere negativo).
La scadenza della delega rimane fissata al 16 agosto 2009, cioè, se per la mezzanotte di quella data il provvedimento non sarà firmato dal Presidente della Repubblica, la delega decadrà.
Invito il Presidente della Repubblica, dopo tutte le parole spese, chiedendo più sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, a NON FIRMARE ASSOLUTAMENTE QUESTO DECRETO LEGISLATIVO.
Se il Presidente della Repubblica è coerente con le sue dichiarazioni, non può firmare questo Dlgs, che è un colpo fatale alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.
Spero vivamente che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, raccolga questo mio accorato appello.

Marco Bazzoni-Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Operaio Metalmeccanico.

Mi unisco in maniera convinta all'appello di Marco Bazzoni e spero che lo facciano in molti altri.

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venerdì 10 luglio 2009

Nucleare manu militari nel DDL per il sottosviluppo

Mentre l'opposizione usciva dall'aula del Senato, il PdL ha approvava ieri il DDL sviluppo. Un nome ingannevole come pochi. Infatti, la class action, approvata dal governo Prodi è stata di nuovo rinviata, questa volta al primo gennaio 2010 e non sarà retroattiva (possono stare tranquilli i vari Tanzi & Co.). E chi crede che il primo giorno del prossimo anno la class action sarà applicabile, gode di un esagerato ottimismo. Nel DDL si propone poi la riduzione del prezzo della benzina per le regioni produttrici, come a dire: ti sconto la benzina se permetti trivellazioni ed inquinamento sul tuo territorio. Tremonti continua a proporre la sua Robin Tax che era e rimane una cazzata mascherata, visto che ai ricchi petrolieri non "ruba" che pochi, inutili spiccioli.

Ma il punto centrale del DDL per il sottosviluppo italiano rimane il ritorno al nucleare. Il DDL delega il governo ad individuare, entro sei mesi, i siti dove costruire le centrali nucleari e dove stoccare le scorie radioattive. Non torno sugli aspetti costi, inquinamento, insufficienza energetica, rischi, ecc. L'ho già fatto diverse volte. In questo caso c'è da sottolineare due aspetti inquietanti contenuti del DDL, sull'argomento nucleare. Il primo è che il DDL prevedeva l'istituzione di una Agenzia per la Sicurezza Nucleare, che rimane ma, per come il DDL è stato approvato, non è necessario che essa operi "con indipendenza di giudizio e di valutazione e in piena autonomia tecnico-scientifica e regolamentare, avvalendosi di personale qualificato e altamente specializzato". Questa frase è stata infatti eliminata con apposito emendamento, che è già tutto un dire. Il secondo aspetto è il considerare i siti nucleari "di interesse strategico militare", cioè saranno presidiati da uomini in divisa.

Mettete insieme questi due aspetti: ci sarà un'agenzia per la sicurezza nucleare, che potrà fornire valutazioni di parte (ad esempio sui rischi, sull'inquinamento dei siti o sugli incidenti), non godendo di indipendenza di giudizio. Ma potrebbe, quell'agenzia, fornire informazioni o fare valutazioni sbagliate, visto che non sarà obbligata ad avvalersi di personale qualificato e specializzato. E le popolazioni saranno costrette a subire i rischi del nucleare, ingigantiti dalla presenza di una agenzia per la sicurezza nucleare così malamente costituita. Se non vi va bene, ci sarà sempre qualche fucile militare pronto a farvi cambiare idea.

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giovedì 9 luglio 2009

Una storia di ordinaria, meschina, padronanza

Qualche tempo fa, ho ricevuto una accorata e-mail, di un lavoratore che nel 2003 subì un brutto infortunio: investito da un carrello elevatore, ha riportato un trauma cranico commotivo con frattura del cranio. Di questa storia di "ordinaria padronanza", se ne è occupata anche Liberazione con un piccolo articolo nell'edizione di ieri.
Gennaro è ora un ex operaio perchè, come mi racconta nella sua mail "Per tale infortunio si è aperto un procedimento penale a carico del azienda. Nel frattempo l'azienda, mi voleva far firmare in sede sindacale un verbale che recita che il lavoratore rinunzia a qualsiasivoglia fatto omissibile e/o commissibile del datore di lavoro anche in via transattivi". Gennaro mi racconta di essersi ovviamente rifiutato di firmare quel documento e che per questo è stato fatto fuori.
Alla sua mail ho risposto chiedendo qualche spiegazione in più, con la promessa di pubblicazione su questo blog, che lui ha accettato. Anche perchè, Gennaro racconta nella sua mail di esersi "rivolto al capo dello stato, sindacati. Trasmissioni come Mi manda rai tre, Annozero, Ballarò, nessuno mi ha dato la possibilità di raccontare il mio caso, perchè non interessa a nessuno. Se chi legge questa mail, vuole contattarmi per darmi un contributo su come posso farmi sentire da altri operai? Intervenite scrivetemi e lasciate un recapito telefonico che posso contattarvi".
Ecco quello che mi ha specificato Gennaro Papa nella sua successiva e-mail:
Il sottoscritto, Gennaro Papa dichiara di essere stato investito da un carrello elevatore condotto da un operaio all’interno dello Stabilimento della Silia spa durante un turno di lavoro 14.00-22.00, in via del conte a Pignataro Maggiore ( ce ), in data 04.03.2003, quando si trovava alle dipendenze della Silia S.p.a.. Per tale infortunio l’inail gli aveva riconosciuto una invalidità del 24%, dopo una temporanea di 283 giorni, per tale infortunio la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un procedimento Penale.

Successivamente la società datrice di lavoro veniva ammessa alla procedura di Amministrazione Straordinaria in data 06.06.2006, ed i Commissari Straordinari nominati deliberavano di cedere l’azienda alla società Siltal S.p.a.
Il giorno 24.07.2007 il sottoscritto, veniva convocato per la seconda volta (la prima convocazione era il 06/07/07) dai rappresentati della società cessionaria per firmare il Verbale di Conciliazione in sede sindacale nonché il passaggio alle dipendenze della società SILTAL S.pa.
Nel verbale di conciliazione da sottoscrivere vi era la rinuncia a qualsivoglia risarcimento del danno, e per qualsivoglia comportamento omissivo e/o commissivo della datrice di lavoro ed anche in via transattiva, ad ogni azione promossa e promuovendola per i titolo indicati e/o comunque connessi.

Il sottoscritto rifiutava di firmare il passaggio alle dipendenze della società cessionaria, in quanto non era mia intenzione rinunciare al risarcimento del danno subito in conseguenza del infortunio del 04.03.2003, ed in quanto il giorno 06/07/07, facendo riferimento ai rappresentanti Sindacali che c’e un Procedimento penale in corso presso la Procura della Repubblica di S.Maria capua vetere N.950/06 R.G mod.16 e N.305/06 R.G mod.21, e un Procedimento civile al passivo pendente davanti al Tribunale di Casal Monferrato, i Rappresentanti Sindacali della FIM CISL Nazionale, mi dicevano di restare tranquillo, perchè parlando con i Commissari, il problema veniva risolto, e che il giorno 05/07/07 l’ufficio legale della CISL tramide fax mandò, la clausola che i Commissari dovevano inserire nel Verbale, quanto segue, per i lavoratori iscritti alla Fim Cisl:
"Viene fatto salvo ogni diritto anche di natura risarcitoria derivante da fatto lecito e/o illecito, e per responsabilità della Cedente in favore del lavoratore anche in capo alla società cessionaria in favore del lavoratore Papa Gennaro, in particolare il Procedimento penale N.950/06 R.G.mod 16 e N.950/06 R.G 21".

Tutto questo non è avvenuto, i Commissari non hanno modificato nulla, cosi il sottoscritto si è visto costretto dietro le forzature (o prendi o lasci, cosa fare?) a non firmare il passaggio alle dipendenze della CESSIONARIA, cosi mi hanno fatto firmare la collegazione in cassa integrazione straordinaria da parte della procedura al termine della quale verrò collogato in mobilità cioè disoccupato.

Ogni giorno ci sono dei nuovi caduti per la mancanza di norme di sicurezza, è una vera e propria guerra di morti che nessuno vuole fermare, perche non si può lavorare seguendo la sicurezza, altrimenti non fai numero, non produci abbastanza, nelle fabbriche conta solo produzione, e noi operai siamo solo delle pedine, veniamo spostati ogni volta che occorre, non è giusto.

Lo Stato deve intervenire con l’inasprimento delle Sanzioni, con un servizio di Ispezione reale ed efficace e non sulla carta come avviene spesso oggi, che prima dell’ispezione fanno rimuovere tutto ciò che da fastidio, oppure fanno indossare gli indumenti di sicurezza che di solito danno fastidio per svolgere l’attività lavorativa sempre perche si produce di meno.

Storie di ordinaria, meschina, padronanza!

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mercoledì 8 luglio 2009

Se Trenitalia lo avesse ascoltato, anzichè licenziarlo...


Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico ed RLS molto attivo, mi ha inviato la e-mail qui sotto, per la quale lo ringrazio.
Il giorno dopo i funerali delle vittime della strage di Viareggio, dovuta all'esplosione di gas GPL trasportato in vagoni-cisterna a causa di cedimenti strutturali dei vagoni stessi, è bene riascoltare attentamente l'intervista a dante De Angelis, che pubblico qui sotto. I vertici di Trenitalia non lo fecero a tempo debito...

Dante De Angelis, ferroviere, 28 anni di servizio. Delegato alla sicurezza. Licenziato da Trenitalia il 15 agosto 2008 perché, con le sue dichiarazioni, avrebbe daneggiato l'immagine dell'azienda. Da allora, prosegue una battaglia legale per farsi reintegrare nel posto di lavoro. Da allora, molte delle sue accuse e delle sue preoccupazioni si sono rivelate tragicamente fondate.
Guardate questi video, di un intervista rilasciata da Dante il 30 giugno del 2009:

I PENDOLINI SPEZZATI


LE PORTE KILLER


LA SOLITUDINE DEL MACCHINISTA


I TRENI MERCI ABBANDONATI


L'Ad di FS Mauro Moretti è stato "gelato" dalle parole del Procuratore Generale di Firenze Beniamino Deidda: "Tutto ciò che circola sulla rete ferroviaria italiana, deve essere a norma, e Trenitalia ne è responsabile". Infatti dopo queste parole, sia lui che i vertici di Fs, sono entrati nel più assoluto silenzio.
Ed era anche l'ora, perchè era 3 giorni che non facevano altro che scaricare responsabilità su altri soggetti.
Anche Fs ha le sue responsabilità!
Saluti.


Marco Bazzoni
Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Operaio metalmeccanico - Firenze.

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mercoledì 1 luglio 2009

Con tutti questi incidenti ferroviari, nessuno può parlare di fatalità

Era una tragedia annunciata. Anche questa volta. L'ennesima volta. A Viareggio un treno deraglia ed il GPL contenuto nei vagoni cisterna esplode, coinvolgendo le case nei pressi dell'incidente e provocando molti e feriti. Una strage, appunto, annunciata.

Infatti non è la prima volta che eventi del genere si verificano. I delegati dell'assemblea nazionale dei ferrovieri, fanno presente che "La rottura di un asse di un carrello del vagone merci è un incidente tipico che non è stato mai tenuto nella giusta considerazione nonostante l'elevatissimo rischio connesso. Esso si è ripetuto innumerevoli volte, sempre fortunatamente con conseguenze meno gravi, da ultimo nei giorni scorsi sempre in Toscana, a Pisa S.Rossore ed a Prato". Ed a guardare gli incidenti ferroviari accaduti nel passato anche recentissimo, non si può che definire annunciata questa strage, per la quale è lecito chiedere le dimissioni dei vertici di RSI e del ministro dei trasporti. Dal 1944, sono avvenuti 338 incidenti ferroviari, nei quali hanno perso la vita 171 macchinisti ed altre 1353 persone non lavoratori nelle ferrovie. E per rimanere a quest'anno, quello di ieri è stato l'ultimo di 13 incidenti.

E nonostante quei numeri, c'è chi ha l'osceno coraggio di chiamare in causa la fatalità, il destino, il caso o la sfiga. I detrattori della fatalità, che sono gli stessi difensori del profitto ad ogni costo, non parlano di tagli alla manutenzione e riduzione dei costi sulla sicurezza; dei licenziamenti per chi denunciava certe pericolose condizioni di lavoro; dello smembramento del TU sulla sicurezza sul lavoro. Quei signori, quei manager la cui unica preoccupazione è avere il maggiore utile possibile, i rischi di incidente li conoscono bene e lì valutano e stabiliscono che certi rischi possono essere accettati. E questo atteggiamento, tipico della spietata cultura d'impresa dominante, è odiosa e barbara e perciò inaccettabile.

Quegli stessi signori, quegli stessi menager ed i politici che li appoggiano nelle loro scelte, gonfiano il petto di fronte alla presentazione di un nuovo treno ad alta velocità, che dovrebbe sfrecciare a 300 km/h su binari inadeguati e che rischiano di spezzarsi come già accaduto e come denunciato da Dante De Angelis, che per questa denuncia è rimasto vittima della violenta reazione padronale, subendo un ingiusto licenziamento. Ed invece gli amministratori delle RFI e Trenitalia percepiscono milionari compensi e buonuscite. Mentre c'è chi piange le vittime di una strage che ha almeno un esecutore: il profitto ad ogni costo. Sperando che i mandanti siano presto consegnati alla giustizia.

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