lunedì 18 maggio 2009

Stiamo perdendo!


Stiamo perdendo! Come lavoratori, stiamo subendo una pesante sconfitta. Non è che si potessero nutrire grandi speranze di radicali cambiamenti, prima di sabato scorso, ma ora si rischia di lasciare mano libera ai padroni, mentre tra noi lavoratori ci impegnamo in una guerra fraticida. Con quel sindacato che rappresenta i suoi lavoratori e quell'altro che ne rappresenta altri, e l'uno contro l'altro un giorno sì e l'altro forse no, a seconda del che si tratti di un accordo con Confindustria o un palco del 1° maggio. Con un punto in comune: la pretesa di rappresentare i lavoratori. Una rappresentanza spesso arrogante, che spende parole che non sempre sono quelle dei lavoratori, ai quali la parola non viene mai concessa e che se provano a prenderla, diventano pericolosi brigatisti.

Non ho approvato quanto è successo sabato a Torino sul finire della manifestazione dei lavoratori della Fiat, indetta dai sindati confederali, alla fine della quale alcune decine di aderenti allo Slai-Cobas hanno cercato di prendere parola contro il rifiuto degli organizzatori. Ne contesto l'inopportunità del gesto. Un gesto che è stato un errore e che dal giorno dopo è stato fortemente strumentalizzato, ma contro il quale tutti si sono accaniti senza però quell'onestà intellettuale che richiederebbe di verificare quanto realmente accaduto (qui e qui).

La contestazione dei Cobas era rivolta contro un sindacato che si arroga un diritto di rappresentanza, che negli ultimi quindici anni è costato ai lavoratori una diminuzione del salario reale. Che è costato ai lavoratori di Pomigliano d'Arco, il confino nello stabilimento di Nola. Che sta costando la riduzione dei tempi di vita in nome della produttività; la precarietà del lavoro; i morti di lavoro. Questo ed altro finora è costato ai lavoratori l'attività sindacale concertativa, condotta secondo un presunto principio d'autorità. Questa e non solo è ad oggi la rappresentazione reale di una arrogante rappresentanza formale. Mentre gli operai dello Slai Cobas volevano parlare ad altri operai.

Ed invece c'è stata di nuovo una chiusura, di nuovo uno scontro, di nuovo divisioni tra lavoratori e di nuovo unanime condanne contro inventati "violenti" e "potenziali brigatisti". Di nuovo si è data occasione per strumentalizzare le richieste dei lavoratori, le ragioni di una lotta che dovrebbe essere unitaria e generalizzata. Così tutto rischia di tornare alla normalità: con i padroni che lasciano cadere qualche briciola dei loro lauti pasti, per osservare divertiti come si sbranano tra loro i lavoratori nel tentativo di raccoglierle.

12 commenti:

Gabryella Costa Fdd 18 maggio 2009 alle ore 12:29  

è sconfortante,veramente sconfortante-l'aria è edita e il fetore viene d lontano,oltretutto è ancor piu' sconfortante vedere che tra' i lavoratori stessi ci sia,poca coesione,poca solidarieta'-

Alberto 18 maggio 2009 alle ore 13:41  

Cose già viste, ma allora erano altri tempi. Adesso i tempi sono che non so nemmeno io.

Unknown 18 maggio 2009 alle ore 14:43  

26 anni di Fiat (e dieci di sindacalismo militante di fabbrica) ho sul groppome e la fortuna di essere entrato comunque in pensione. Io non mi scandalizzo per ciò che i Cobas sono stati accusati di fare; d'altro canto sentire la mercegaglia difendere Rinaldini dalla "presunta aggressione" mi puzza assai. Non mi pare che la Fiom sia innocente e pura. Al di là della purezza resta immobile e atavico un linguaggio e un'operatività sindacale che non c'entra più con oggi; nemmeno i bisogni della genta che lavora a singhiozzo vengono ormai condivisi; anni e anni di accordi a perdere portano a questi risultati. Chi si scandalizza dentro la Fiom io lo reputo amico di Fim e di Uilm, senza mezzi termini. Rinaldini fa parte un un meccanismo collaudato e intoccabile. I lavoratori, a prescindere dai Cobas, si stanno incacchiando di brutto anche se (a Termini Imerese, ad esempio, punta di diamante delle lotte del 2002), spesso non si appassionano alle tesi del sindacato degli operai per eccellenza (vedi Fiom). Credo sia opportuno per gente come Rinaldini recitare un mea culpa generale per procedere ad un piccolo passo in avanti, prevedendo un'incazzatura operaia che può scavalcare il sandacato stesso (vedi 68). A Termini le prime avvisaglie di scioperi spontanei sono il termine di misura dell'impotenza sindacale e della sua non rappresentatività. In ultimo, non mi scandalizza per niente quanto è successo a Torino, per le cose già dette. Ciao, Crocco.

Crocco1830 18 maggio 2009 alle ore 15:01  

@ Gabrybabelle: anni ed anni di attività sindacale con accordi al ribasso, accettazione delle logiche di mercato, richiami alla produttività, è sfociata nella disgregazione della solidarietà tra i lavoratori. Quello che volevano i padroni.

@ Alberto: anche in tempi recenti, le contestazioni non sono mancate. Ricordi Mirafiori nel 2006? Anche allora si disse che erano teste calde. Anche allora non si è voluto percepire un malessere diffuso e reale.

@ Riverinfllod: un'analisi che mi trova perfettamente d'accordo. Purtroppo però, non credo che assisteremo ad un mea culpa di Rinaldini & co. Ancha Cremaschi, che è tra quelli che più apprezzo ed esponente della sinistra della Cgil, è scivolato su una logica di "equilibrio" (link nel post), commentando quanto successo sabato.

Anonimo,  18 maggio 2009 alle ore 16:25  

Se continua così in Italia ne vedremo delle belle.

Crocco1830 18 maggio 2009 alle ore 17:14  

@ Giovanni Greco: temo che continuerà così, con due conseguenze alternative: o la completa assuefazione o l'aspra ribellione.

Tisbe 18 maggio 2009 alle ore 19:34  

Generare la solita guerra fra poveri è un ottimo modo per governare senza problemi.

Chit 21 maggio 2009 alle ore 17:00  

Da tempo in Italia poco o nulla accade per caso quindi anche questi episodi credo abbiano scopi e finalità precise ovvero disunire quel po' di unità che qua o là è rimasta nei sindacati. E a quanto pare ci stanno riuscendo bene a preparare la strada alle singole contrattazioni... :-S

Damiano Aliprandi 22 maggio 2009 alle ore 10:46  

Diciamo la verità caro, io sono ancora più pessimista: i tempi della lotta sono finiti, la frammentazione del lavoro è stata fatta appositamente per far diminuire il conflitto. Quella manifestazione che c'è stat purtroppo rappresenta oramai una minima parte del lavoro, e in più c'è stata una divisione al loro interno. Anche se non condanno i COBAS perchè hanno la loro buona ragione.

Abbiamo perso. E alle europee vedremo al botta finale...ma saremo incazzati io, te e qualcun altro. Perchè la maggior parte che si definisce di sinistra crede nel riformismo del PD.

Lo so, questo è puro pessimismo cosmico...

Franca 24 maggio 2009 alle ore 20:08  

Io credo che da tempo i sindacati non rappresentino più gli interessi dei avoratori...

Anonimo,  24 maggio 2009 alle ore 22:15  

Salve, è la prima volta che scrivo su questo blog.
Vorrei agganciarmi a quanto scritto da crocco e a quanto è stato detto nei commenti.
Io, per quanto mi riguarda, ho una visione della faccenda specifica accaduta a Torino un pò ambigua: non riesco a contestare i Cobas, che certamente hanno la mia simpatia e il mio "appoggio" esterno da studente universitario, perchè voglio capire la loro delusione che spesso è stata messa dentro, per via di costrizioni giuridiche, e come si sa, quando si ha la possibilità poi si finisce con attaccare appena possibile; si finisce con il prendersela con chi ti sembra anche minimamente colpevole della tua situazione. Rinaldini certamente è stato partecipe di alcune decisioni che non hanno giovato a qualche lavoratore... e per questo lo contesto: mi piacerebbe vedere, per quello che la mia immaginazione mi dice, un sindacato (almeno solo per il rispetto del nome che ha) che vada avanti nella sua protesta lasciando alle spalle le leggi ed i protocolli precedenti.
Anche se la mia avversità a Rinaldini è abbastanza accentuata, capisco anche la sua posizione: nel passato, partendo dal protocollo del 23 luglio del 1993, fino ad arrivare al Patto per l'Italia del 2002,promosso dal governo Berlusconi, passando per un altro protoccolo, quello del 98, in Italia si è assistito ad un processo di mortificazione dell'azione sindacale come protezione dell'interessa e del diritto del lavoratore. Cosa c'entrano le mia citazione ai protocolli? partendo da quello del 93, con la scusa di fronteggiare la crisi economica, si è voluto attuare una fittizia politica di sostegno al reddito e all'occupazione, regolando giuridicamente la Concertazione Sociale (basta vedere i mesi di "riposo" che devono obbligatoriamente precedere, ad esempio, la contrattazione delle parti sociali per il contratto collettivo nazionale, pena una condanna o civile o penale) stabilendo regole inoppugnabili per la determinazione delle norme che regolano i rapporti di conflitto industriale. Si arriva poi al '98, dove viene dato potere, oltre che allo Stato centrale, anche agli enti locali e alle Regioni. Il 2002 è l'anno di uccisione del conflitto: non c'è più la concertazione sociali, ma il dialogo sociale; qui viene stabilito che ci dev'essere un incontro con le parti sociali per un successivo interevento legislativo per questioni non riguardanti la spesa pubblica, ergo, per quelle questioni che dovrebbero essere prettamente questioni dell parti sociali stesse; inoltre viene data preminenza alla legge che alla contrattazione collettiva: la legge stabilisce, la contrattazione subisce.
Rinaldini, forse volendo rispettare quanto voluto e regolato giuridamente, si è fatto trasporatre da una spinta moderata che l'ha finito con l'essere tacciato di venduto.
Capisco i Cobas, appoggio il loro operato, contesto Rinaldini per questi ultimi mesi di "riposo" ma con una riserva di sicurezza per la ripresa della sua vera natura da vero sindacalista e contestatore.
Nicholas

Crocco1830 25 maggio 2009 alle ore 14:47  

@ Tisbe: proprio così.

@ Chit: il dialogo lo fanno con chi fa più comodo a Confindustria e governo.

@ L'incarcerato: hai ragione. Manca proprio quella massa critica, che la sinistra stessa, per troppo tempo ha smesso di stimolare.

@ Franca: e probabilmente ne sono coscienti, se non permettono ai lavoratori di esprimersi sulle decisioni prese dall'alto.

@ Nicholas: buona sintesi di quello che è avvenuto negli ultimi anni, in materia sindacale. Sono sostanzialmente d'accordo con te, in merito alle tue considerazioni. Ma differentemente da te, non nutro troppe speranze su una svolta realmente conflittuale della Cgil e dei suoi rappresentanti. Spero di sbagliarmi, ma lo vedremo presto, con il prossimo congresso della Cgil.
P.S.: benvenuto su questo blog ed a presto.

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