venerdì 31 ottobre 2008

L'Onda non può essere cavalcata da destra

Sugli scontri avvenuti in Piazza Navona a Roma, si è detto tanto. Esistono numerosi video che mostrano come sono andate le cose. Con i fascisti del Blocco Studentesco che, indipendentemente dalla sequenza dei fatti e per quanto si sforzino di affermare una loro "legittima difesa", erano gli unici in piazza ad essere organizzati per picchiare. Sono stati scritti numerosi articoli sulla strana distrazione della polizia sull'accaduto, e sul fatto che agenti di polizia chiamassero per nome i fascisti del Blocco Studentesco. Normali stranezze del nostro Paese, che va scordandosi il concetto di democrazia.
Al di là di ogni altra considerazione, le recenti manifestazioni (scontri compresi) hanno dimostrato una cosa: quella contro la riforma Gelmini ed i tagli alle univesrità, non è una lotta a-politica. Non può esserlo. Speriamo continui ad essere un'Onda libera dai frangiflutti delle eventuali strumentalizzazioni, da ovunque esse provengano. Ma la politica c'entra eccome.

La consapevolezza di questo movimento, è tale che, non di sola opposizione alla Legge 133 ed il Decreto 137 è fatta la sua protesta. Semmai dalla opposizione a quegli sciagurati provvedimenti del governo, il movimento ripropone una scuola ed una università che siano pubbliche e di qualità. Questa Onda vuole un'istruzione che sia un diritto realmente usufruibile da tutti, senza alcune distinzione di carattere sociale. Questo movimento sta rivendicando il diritto all'accessibilità dei saperi per tutti, la libera circolazione delle conoscenze. E poi chiede una reale e compiuta democrazia negli istituti e negli atenei e manifesta per il riconoscimento di un reddito di formazione. Questo movimento sa bene che la riforma Gelmini ed i tagli di Tremonti, non sono che il primo passo verso la negazione di ognuna di quelle rivendicazioni.

Ma quei provvedimenti sono anche la faccia dell'istruzione modello liberista, svincolato dalle garanzie costituzionali. La 133 e la 137 rappresentano il tentativo di mercificare la cultura, di negazione di diritti fondamentali e perciò di negazione della democrazia sostanziale. Oltre a presentarsi con un tentativo concreto di abbattimento dello stato sociale.
In sintesi, il governo con i suoi decreti sulla scuola e sull'università, sta disegnando la società che vorrebbe realizzare: classista, a-democratica, autoritaria e xenofoba. Un modello che è lo specchio di una destra conservatrice, reazionaria ed ultraliberista. Ed è anche a questo modello sociale che l'Onda si sta opponendo.
E' per questo che quest'Onda non può essere cavalcata da destra.

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giovedì 30 ottobre 2008

Roma, 29 ottobre 2008. L'insegnamento di Kossiga.


Il 23 ottobre scorso, Quotidiano Nazionale pubblica un'intervista di Kossiga che dice:
"Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno. In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche' pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra' sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale - ha continuato - Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in liberta', ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si".

Poi capita che ...



Non c'è troppo da stupirsi. I metodi sono vecchi di 40 anni. Sono metodi di repressione già ampiamente applicati nel G8 di Genova nel 2001. Il governo è quello di sette anni fa, con qualche velina in più e sempre meno democrazia.

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mercoledì 29 ottobre 2008

Prove di ordinaria repressione

Mi riesce un po' difficile scrivere in questo momento. Sono parecchio incazzato e profondamente indignato.
Questa mattina è stato approvato il DL 137/2008. La riforma della scuola ad opera di Gelmini. Qualcuno dice che di riforma non si tratta, trascurando come pesantemente metterà mano al sistema scolastico. Se per strada vi dovesse capitare di imbattervi in qualcuno che nega quanto il decreto sia devastante per l'istruzione pubblica italiana, stategli alla larga. Perchè potrebbe essere con molta probabilità, uno squallido fascista al soldo dei tutori dell'ordine costituito, o da costituirsi in forma autoritaria.

Le teste pensanti del costituendo regime, sono nascoste in sedi padronali, in organi di informazione e nelle stesse stanze politiche. Sempre in alto, ovunque esse si trovino. Sempre in posizioni ben visibii e protette e dalle quali possono sbraitare qualunque cosa, senza temere alcuna conseguenza. Tanto sono gli stessi che impongono le regole del gioco antidemocratico.
E poi ci sono i mandanti delle pratiche di regime. Seduti comodamente su comode poltrone politiche. Assumono il controllo esecutivo e rappresentativo e tentano l'assalto al potere giudiziario.
Ed infine, in basso a questo organigramma di potere dispotico mascherato, gli esecutori materiali delle decisioni prese. Armati di bastoni, completamente neri o ornati del tricolore. In divisa completamente nera o con uno "spezzato", e con ai piedi generalmente degli anfibi. E soprattutto con in comune l'inclinazione al pestaggio.
Tutti questi strani figuri, ovunque gerarchicamente si trovino, mostrano una particolare propensione alla repressione delle forme di dissenso. Ed il percorso di approvazione della riforma "ammazza-scuola", ne è l'ultimo emblamatico esempio.

Nel corso della sua approvazione, organi di informazione incitano ad usare la forza contro chi manifesta pacificamente la propria contrarietà al provvedimento. Il governo ascolta ed annuncia l'uso della polizia. Per la gioia degli istigatori.
Ma non è così che si ferma una protesta. Ci vuole dell'altro. Lo sa bene Kossiga, che consiglia di infiltrare loschi personaggi nella protesta, accendere la miccia della violenza ed avere così la giustificazione a reprimere nel sangue il dissenso. E guarda caso oggi, a decreto approvato, mercenari fascisti armati di bastone, parassiti della democrazia, introducono nella protesta in germe della violenza. Al grido di "Duce, Duce" hanno scientemente provocato incidenti e picchiato pacifici studenti. E mentre questi servi di un potere autoritario picchiavano, altri uomini con altre divise sembravano distratti.

Salutiamo allora l'arrivo al potere di un nuovo regime. Ma non certo con un inchino. Semmai al grido di RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE!

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lunedì 27 ottobre 2008

La manifestazione del PD è riuscita. Anzi no. Dipende ...

E' andata bene, a quanto pare, la manifestazione del PD. Ed è andata bene la manifestazione del segretario del PD, Walter Veltroni. Perchè - diciamolo - è stata anche un po' la sua manifestazione. Quella che lo ha re-incoronato leader del partito.
La manifestazione è andata bene e dobbiamo forse dire: "Meno male". E' andata bene perchè a rispondere all'appello veltroniano sono stati in tantissimi. Dalle parti dell'organizzazione si parla di più di 2 milioni di persone. Ma la cifra è data obiettivamente per eccessiva, da più parti. La prefettura, esercitandosi a mortificare le altrui intelligenze, dice di aver contato 200 mila presenze. Siccome questo gioco risulta anche divertente, mi propongo e dico che, da quanto ho visto in TV, i manifestanti dovrebbero essere stati dai 300 ai 30 milioni. Voglio vedere chi può smentirmi.

D'altronde è difficile sottrarsi al gioco della conta, per il semplice fatto che è la pratica politica a richiederlo. Sondaggi, percentuali, numeri sparsi a destra e a manca, dati divulgati da questa o quell'altra fonte, letti da una parte o dall'altra, interpretati a proprio piacimento, è l'esercizio politico preferito di governanti, aspiranti tali ed organi di informazione al loro seguito.
La politica si riduce così alla messa in pratica di strategie di consenso, che nulla hanno a che fare con la risposta ai tanti problemi che attanagliano il paese. Problemi che si sviluppano come un cancro che attacca anche gli organi vitali della Repubblica: i principi costituzionali, dall'antifascisto ai diritti più elementari. E per lo stesso motivo, più che una manifestazione di dissenso, più che una scelta di chiaro posizionamento, un corteo rischia di diventare una processione per acclamare un leader politico.
Purtroppo anche questa occasione (la manifestazione di sabato del PD) non si è sottratta al rito di celebrare una cerimonia politica, con un capo acclamato su specifiche parole d'ordine, con le bandiere portate come immagini sacre e poche maglie del "Che" a fare la parte delle reliquie di un passato, del quale i leader politici fanno a gara a chi meglio mostra vergogna. In questo scenario si è calato il discorso di Veltroni, che è andato all'attaccato del governo, ma mantendo intatte le parole d'ordine e la proposta politica ascoltate fin dalla sua incoronazione a leader del PD.

E' solo nella logica di questa politica fatta di numeri e riti politico-religiosi, che possiamo rincuorarci della riuscita della manifestazione del PD. In questa politica che vive di ricerca del consenso come fine ultimo del proprio agire, una modesta presenza di manifestanti sabato a Roma, avrebbe significato tragicamente, un rafforzamento del governo e delle sue imposizioni autoritarie. Al contrario l'alta adesione all'appello del PD, può aver dato un colpetto alla sponda sulla quale poggia l'arroganza governativa: il consenso popolare.
Ma il consumarsi di quello stesso rito, è tra le cause delle precedenti politiche simildestrorse del passato governo di centrosinistra, che va dal precariato alle grandi e devastanti opere, dalle sciagurate norme antirumeni al finanziamento delle missioni di guerra. E rischia di tradursi nella causa della riproposizione delle stesse future scelte politiche.

In questo senso, credo la manifestazione di sabato scorso non sia molto ben riuscita. Almeno per quanto riguarda gli interessi generali e reali delle persone che abitano questo Paese. Al di là delle riti politici pseudo-religiosi. Ed anche per questo non potevo prendere parte a quella manifestazione. Perchè oltre la distanza politica che mi allontana considerevolmente dal PD verso sinistra, rimango comunque un "ateo" anche in politica.

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venerdì 24 ottobre 2008

I "voli berlusconici" del presidente del consiglio

Credo a questo punto che nel lessico italiano manchi un termine per definire le dichiarazioni di Berlusconi. Dichiarazioni che, come ormai è noto, è fatto di prese di posizioni, smentite, ritrattazioni, fraintendimenti, nuove dichiarazioni.
Di nuovo è avvenuto in due conferenze stampa, entrambe sul tema della riforma della scuola ed il taglio ai finaziamenti delle università. Nella prima conferenza stampa, a Roma, Berlusconi con la silenziosa compagnia della ministra Gelmini, aveva dichiarato:
«Voglio dare un avviso ai naviganti: non permetteremo che vengano occupate scuole e università perché l'occupazione dei posti pubblici non è un fatto di democrazia, ma di violenza nei confronti di altri studenti, delle famiglie e dello Stato» e aveva aggiunto che avrebbe convocato il ministro dell'Interno per dargli «istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare che questo possa accadere»
.
Poi vola a Pechino per partecipare al summit Asem. Dal lontano estremo oriente, senza la compagnia di nostra signora beata ignoranza, il presidente del consiglio dice di non aver
«mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. Ho detto soltanto che lo Stato non è più legittimato ad essere Stato se non garantisce ai cittadini i propri diritti. Tutti hanno il diritto di protestare, ma non quello di impedire di andare a scuola a chi non vuole protestare». Ed ha sostenuto di «sentire come un preciso dovere del governo quello di garantire i diritti dei cittadini» perciò, ha continuato Berlusconi «non possiamo non intervenire e sottrarci così al nostro dovere».

Un pazzo? Uno schizofrenico? Un furbo? Come lo si può definire? Con molta probabilità la definizione più esatta è quella che già spesso è usata: imbonitore. Perchè mi pare improbabile che Berlusconi possa parlare così spesso completamente a vanvera. Sicuramente ci ha abituato a inimitabili sproloqui. Ma non certamente pronunciati sempre a caso.
In questa occasione, ad esempio, di fatto Berlusconi non si è propriamente smentito. O meglio, ha smentito le sue parole, ma non il significato dei termini usati. In effetti Berlusconi non ha mai usato l'espressione "la polizia deve entrare nelle scuole". Ma nello stesso tempo, nella dichiarazione da Pechino non ha smentito l'intenzione di fare intervenire le forze dell'ordine.

Ed allora, a cosa assistiamo? Alla messa in pratica della politica di propaganda mediatica, come solo Silvio da Arcore è capace di fare. Ieri digrigrava i denti e mostrava i muscoli, mentre la Gelmini appariva come l'immagine di una beata. Poi si invertono i ruoli, in questo gioco del buono e del cattivo. Ma rimane garantita la presa di attenzione sul pubblico spettatore e la crescita dell'audience.
Un pubblico che è fatto ovviamente di moderati benpensati sostenitori di tagli e provatizzazioni, ma che preferiscono una riforma senza botte. Ma pure da facinorosi tifosi dell'ordine, che non perderebbero tanto tempo per scaricare qualche randellata sugli "irrequieti" studenti. In questo giochetto mediatico, di botta e risposta, di dichiarazioni ed apparenti smentite, il governo continua ad assicurarsi il sostegno di entrambe quelle categorie di pubblico-consumatore-elettore.

La cattura di quella categoria di cittadini credo sia lo scopo del presidente del consiglio quando si cimenta in uno dei suoi "voli berlusconici". Ed intanto noi abbiamo trovato un termine per definire quel complesso di prese di posizioni, smentite, ritrattazioni, fraintendimenti, nuove dichiarazioni di Berlusconi.

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Lettera di Marco Bazzoni: "E' un Paese davvero strano il nostro..."

Questa la e-mail che mi ha inviato Marco Bazzoni, Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. Pienamente condivisibile il suo scritto... E' un paese davvero strano il nostro...

E' un paese davvero strano il nostro: ogni giorno, mediamente, tre lavoratori non fanno più ritorno a casa, perchè muoiono sul posto di lavoro, per la mancanza delle minime norme di sicurezza, ma nessuno fa nulla di concreto per far si che questa situazione cambi. In compenso, però, si fanno tante parole, che alle fine non cambiano questa situazione.

E' un paese davvero strano il nostro: in un solo giorno sono morti otto lavoratori (Venerdì 17 ottobre 2008), ma i sindacati confederali non si sono sentiti in dovere di proclamare uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale a Roma.
20 giorni fa, fra Giovedì 2 e Venerdì 3 ottobre 2008, sono morti 12 lavoratori, ripeto, 12 lavoratori, la risposta dei sindacati è stata un ora di sciopero....

E' un paese davvero strano il nostro: l'Inail dirama i dati (peraltro provvisori) sugli infortuni mortali per l'anno 2007, 1210 morti, con un calo del 10%, e da più parti si grida al miracolo. Nessuno si ricorda invece, che per l'anno 2006, l'Inail ha aggiornato questi dati per ben 2 volte, all'inizio aveva detto 1250 morti, poi è passata a 1302, e infine a Gennaio 2008 a 1341 morti.

E' un paese davvero strano il nostro: il 25 novembre del 2006, quattro operai muoiono carbonizzati in un esplosione all'Umbria Olii di Campello sul Clitunno, e il titolare della ditta chiede ben 35 milioni di euro di risarcimento danni ai familiari delle vittime.

E' una paese davvero strano il nostro: un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, nonchè macchinista di Trenitalia (Dante De Angelis) denuncia l'insicurezza sul lavoro della sua azienda (treni Etr che si spezzavano, e scarsa manutenzione), facendo quindi il suo dovere di rappresentante, e tutelando anche viaggiatori, e l'azienda che fa? Invece di dargli un premio o di dirgli bravo, lo licenzia...

E' un paese davvero strano il nostro: dopo i tanti morti sul lavoro, il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, annuncia un piano straordinario per la sicurezza sul lavoro, e intanto il suo governo continua a smontare pezzo per pezzo il Dlgs 81 del 9 Aprile del 2008 (Testo Unico per la sicurezza sul lavoro), rendendolo di fatto inoperativo, o poco funzionale.

E' un paese davvero strano il nostro: il Senato approva un ordine del giorno, a firma del vicepresidente dei senatori del Pdl, Oreste Tofani, che impegna il governo ad assumere iniziative volte a prevedere che a decorrere dall'anno scolastico 2008-2009, in tutte le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado siano previsti percorsi didattici per la promozione di una corretta cultura della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ma il Decreto legge 133, detto Decreto Gelmini, prevede forti tagli per la scuola....

E' un paese davvero strano il nostro: il Governo Berlusconi sta limitando l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, rendendo praticamente impossibile scioperare nei servizi di pubblica utilità, con l'art 37 bis, del ddl 1441 quater, ha previsto che da Luglio 2009, che 60 mila precari invece di essere stabilizzati siano licenziati, e il sindacato sta a guardare.

E' un paese davvero strano il nostro: in un comunicato stampa l'Inail dice che l'impennata di 1341 morti sul lavoro nel 2006, dopo 5 anni di flessione continua, è da considerarsi esclusivamente come un fatto accidentale, e nessuno dice niente....
Dovrebbero avere più rispetto per i morti sul lavoro, sono persone in carne ed ossa quelle che sono morte, non dei semplici e freddi numeri.

E' un paese davvero strano il nostro: un bollettino di guerra continuo, e da più parti si grida a gran voce che devono essere aumentati i controlli per la sicurezza, ma chi di dovere non fa nulla per sbloccare le assunzioni dei tecnici della prevenzione delle Asl, che sono quelli deputati a controllare la sicurezza nella stragrande maggioranza dei luoghi di lavoro, ma che a causa del personale ispettivo scarsissimo e le milioni di aziende da controllare , sono in grossa difficoltà.

E' un paese davvero strano il nostro: il 12 Ottobre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della 58 giornata delle vittime del lavoro, lancia un forte appello a tenere viva l'attenzione al fenomeno delle morti sul lavoro, che è rivolto principalmente ai mezzi d'informazione, ma il messaggio non viene raccolto, o perlomeno lo è solo in parte.

E' un paese davvero strano il nostro: il direttore generale di Confinustria Maurizio Beretta, dice che il 50 % degli infortuni mortali avviene in itinere, cioè ne tratto casa/lavoro-lavoro/casa, quindi fuori dalle imprese, e che se leviamo quelli, abbiamo meno infortuni mortali che in Francia e Germania, ma si dimentica di dire che gli infortuni in itinere sono molti meno (2007 sono stati 24,5%), e che comunque sia sono sempre infortuni mortali lavoro, perchè un lavoratore non va a divertirsi, ma va al lavoro o torna dal lavoro. E' troppo facile lavarsene la coscienza così....

Marco Bazzoni - Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

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giovedì 23 ottobre 2008

Ministra Gelmini ... in italiano: bocciata!

La promozione della cultura, non è obiettivo di questo governo, questo si sa (basti pensare che Bondi è a capo dello specifico ministero). La scuola si vorrebbe fosse una succursale aziendale e così la cultura va a farsi benedire. Al ministero dell'istruzione e dell'università, c'è la nostra signora Maria Stella Gelmini, che per diventare avvocato ha scelto strade più facilmente percorribili. Se accade e si persegue questo ed altro, poi non si può pretendere di apparire eruditi.
Ed infatti la nostra signora Maria Stella Beata Ignoranza non lo pretende. Non pretende quindi la ministra di sapere che l'ègida, secondo la leggenda, fosse uno scudo fabbricato da Efesto con la pelle di Amaltea, la capra balia di Zeus, che questo scudo fosse indistruttibile e resistente perfino alla folgore e che Zeus lo usasse per scatenare tempeste e non come scudo da combattimento.
Ma non pretendere di sapere, nemmeno dove porre l'accento su una parolina corta corta, come ègida e pronunciarla perciò, egìda in un suo discorso al Senato...

In italiano: bocciata! La preghiamo perciò, ministra Gelmini, di volersi gentilmente accomodare nelle classi di inserimento.

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Ora il re (Silvio IV) è nudo ... ed ha paura.

L'arroganza del potere non ha spaventato studenti ed insegnanti in lotta. Dalla scalinata della facoltà di lettere e filosofia de La Sapienza, si sente urlare "Noi non abbiamo paura di Berlusconi e non abbiamo paura della Gelmini". Il movimento nato dalla protesta contro la riforma della scuola e delle università targata Gelmini, non teme le minaccie di Berlusconi.
Ed ora il re (Silvio IV) è nudo. Ha gettato definitivamente la maschera. Si è mostrato in tutta la sua versione reazionaria. Sotto il doppiopetto si scorge ormai la divisa. E come nella fiaba di Andersen, mentre una gran folla di cittadini e cortigiani elogia le politiche berlusconiane di decisionismo e tolleranza zero, l'incantesimo si spezza davanti agli occhi dei più giovani, che gridano quello che altri non vogliono vedere: una politica fatta a servizio di pochi, contro i diritti di tutti gli altri.

Adesso è il re ad avere paura. Ora ha (deve) avere paura del giudizio dei cittadini. Ora il re e la sua corte temono di dover indietrggiare. Perchè se non passerà la riforma della scuola, se la Gelmini sarà costretta a dimettersi dalla carica di ministro, il governo avrà perso una battaglia importante. Una sconfitta politica sulla riforma della scuola e delle università, potrebbe trascinare con sè l'intero impianto conservatore di questo governo.
Nella riforma scolastica sono infatti racchiusi i peggiori elementi reazionari, delle politiche di questo governo di parrucconi: diritti a pagamento; razzismo; restaurazione; sostegno al capitalismo; svuotamento del servizio pubblico; privatizzazioni; licenziamenti; precarietà; ...
Ora il re ha paura, perchè essendo rimasto nudo teme che anche tutti gli altri possano vederlo senza vesti. Così alla lotta contro la riforma della scuola e delle università, potrebbero unirsi i lavoratori, i precari, i pensionati. Potrebbe nascere un movimento che comprenda, oltre agli studenti, anche il mondo del lavoro e delle reti antirazziste, uniti a chi lotta in difesa del territorio contro scempi ambientali, insieme alla sinistra extraparlamentare. Augurando magari a Veltroni ed il suo PD, un risveglio dallo stato di allucinazione politica nel quale si sono trascinati, che fa vedere loro re Silvio IV ancora in doppiopetto. Magari solo un po' sbottonato.

Re Silvio IV ora ha paura, perchè sa bene che se gli studenti gridano tanto forte da svegliare dall'ipnosi la maggioranza dei cittadini, questa comincerà a guardare lui anzichè l'abito che si è fatto cucire addosso.

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mercoledì 22 ottobre 2008

Non sentite uno strano ronzio?

Non sentite uno strano ronzio? Non avvertite una certa corrente d'aria intorno a voi? Eppure le zanzare dovrebbero aver cessato di dare fastidio con la fine dell'estate. E quell'aria non somiglia affatto ad una gradevole brezza marina.
Non effetti della calura estiva quindi, ma dell'affacciarsi dell'autunno caldo certamente. Quel ronzio e quell'aria, sono gli effetti della risposta del regime berlusconiano alla protesta contro il decreto Gelmini. Si tratta del rumore e dello spostamento d'aria, dovuti al mulinare dei manganelli di Stato. Quello Stato che si mostra sempre più autoritario, che assume sempre più i contorni di un Stato repressivo.
Berlusconi ha accompagnato la Gelmini in conferenza stampa, come fosse il curatore di una ministra interdetta ed in perfetto stile dispotico, riferendosi all'occupazione di scuole ed università, ha fatto il suo annuncio:
"convocherò oggi pomeriggio Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine ... L'ordine deve essere garantito ... Al ministro Gelmini dico: andiamo avanti".
Mancava da dire solo qualcosa del tipo "Nessuno può fermarla. Nessuno la fermerà" e "Vincere e viceremo", che la simmetria con un certo passato sarebbe stata nitida.

Lo stato da ordine e polizia si va sempre più delineando. Dopo il primo consiglio dei ministri a Napoli, con la minaccia di uso della forza per garantire le decisioni dell'autorità; ora gli avvertimenti repressivi sono indirizzati verso studenti, professori, ricercatori, genitori che si oppongono alla riforma della scuola e delle università targata Gelmini. I primi segnali sono stati già dati ieri a Milano, dove i manganelli e gli scarponi della polizia hanno cominciato a fare sentire il loro peso.
Rimane una constatazione: questo movimento fa paura. Questo autunno appena iniziato comincia a fare sentire il suo calore. Comincia a bruciare le chiappe ad un governo che vuole imporre decisioni con la forza. Questo movimento, nato quasi spontaneamente e sviluppatosi molto rapidamente, potrebbe strappare le carte dove il governo sta appuntando le sue sciagurate ipotesi di stato sociale, di sistema economico, di apparato politico.

Se questo movimento durerà abbastanza per fermare la virata autoritaria, nessuno credo lo possa dire, in questo momento. Ma credo sia necessario legare questo movimento, a tutti gli altri movimenti in lotta per il lavoro e per la difesa del territorio. Altrimenti questo governo potrebbe avere gioco facile nella repressione del dissenso, tipico di regimi anche più recenti di quello fascista. Si notano già importanti similitudini con l'affermazione di diverse forme di governo autoritarie: la smania di decisionismo; l'uso sistematico della forza; la situazione di grave crisi economica.

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martedì 21 ottobre 2008

Virus e batteri non hanno nazionalità. Ma i senatori leghisti non lo sanno

Se un limite alla decenza esiste, non è di casa in questa legislatura. In particolare non abita nelle stanze della Lega Nord. Forse in molti lo supponevano già, ma in questi giorni alcuni parlamentari leghisti (Bricolo, Mauro, Bodega, Mazzatorta, Vallardi) hanno voluto darne ulteriore dimostrazione.
In questi giorni, infatti, è in discussione in Senato il Disegno di Legge 733, nell'ambito del cosiddetto "pacchetto sicurezza". Una denuncia di Medici Senza Frontiere fa sapere che i senatori leghisti hanno presentato un emendamento, che richiede la soppressione del comma 5 dell'art.35 del Decreto legislativo 286/1998 (Testo unico sull'immigrazione), il quale prevede che «l'accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano».

Il principio di quel comma è evidente: garantire il diritto alla salute, attraverso l'accesso alle prestazioni sanitarie. Garantire quel diritto a chiunque, perchè quello alla salute è uno tra i diritti fondamentali della persona, che ingloba in sè il diritto ad una vita dignitosa.
Se quell'emendamento passasse e quindi ad ogni prestazione sanitaria usufruita da un straniero non in regola, si rendesse obbligatoria la segnalazione all'autorità, i migranti irregolari sarebbero scoraggiati dal richiedere le prestazioni sanitarie necessarie a tutelare la loro salute. Sarebbe di fatto una condanna all'agonia, per persone in carne ed ossa che la sorte ha già condannato ad una condizione sociale precaria. Una condizione sociale che verrebbe aggravata dalla stupidità xenofoba della Lega Nord.
Ecco, appunto, di cosa è figlio qeull'emendamendo leghista: di una profonda stupidità, che appare essere anche consequenziale alla bramosia di dargli all'immigrato. Una stupidità che si traduce, nelle stanze parlamentari, in smania leghista (ma non sempre, solo leghista) di dispensare provvedimenti per calmare la sete xenofoba dei suoi elettori.

Solo così si può motivare un emendamento che non limiterà lo sbarco di clandestini sulle coste italiane, che non ridurrà la presenza di migranti in Italia, che non migliorerà le condizioni economiche o sociali degli italiani. Insomma un provvedimento che servirebbe solo a produrre consensi sulla pelle di persone bisognose.
Ma tanta è la stupidità, tanta la bramosia xenofoba, che i senatori leghisti, nell'emendare il DDL 733, non si sono accorti di quali effetti dannosi quella loro proposta potrà avere su qualsiasi persona che calpesti il territorio italiano. Non si sono posti il problema, gli ingenui senatori leghisti, che impedire di fatto le cure agli immigrati irregolari, vuol dire anche impedire la prevenzione di malattie trasmissibili e di epidemie.

Forse i parlamentari leghisti, abituati come sono ad alzare barriere, non si sono resi conto che virus e batteri per spostarsi non hanno bisogno di permessi di soggiorno regolari, nè stanno a guardare la nazionalità del corpo ospitante. Germi, batteri e virus, sono molto più democratici dei leghisti. E qualche volta meno devastanti.

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lunedì 20 ottobre 2008

Si dimetta, Schifani. Non merita di ricoprire la carica di Presidente del Senato.

Adesso basta! E' ora di finirla di addossare le colpe alle vittime, di un sistema del lavoro al quale la politica ha deciso di prostrarsi. Una politica tanto asservita a Confinsdustria da parlare con essa all'unisono. Marcegaglia, come Sacconi, come Schifani.
Quando Marcegaglia se la prende con i lavoratori e contro le norme che tutelano la sicurezza sul lavoro, fa affermazioni in linea con la carica che ricopre: quella di presidente dei padroni italiani. Nel momento in cui Sacconi riferisce che occorre modificare (per smembrarlo) il Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, parla da ministro di un governo di destra, che attua politiche di destra, neoliberiste, che notoriamente parteggia per i grossi interessi economici. In entrambi i casi, le loro affermazioni sono spesso quanto meno indecenti, se lette dall'altra parte della barricata da loro occupata, ma in linea con il ruolo che rivestono.
Ma se il Presidente del Senato (seconda carica della Repubblica italiana che ha nell'art.1 della Carta Costituzionale il riferimento al lavoro quale elemento fondante della Repubblica stessa, che dovrebbe esercitare la funzione di Presidente della Repubblica supplente e quindi essere garante dell'unità nazionale), dopo l'essesima strage sul lavoro afferma che «bisogna educare al rispetto delle regole la classe operaia», credo che sarebbe auspicabile che quel Presidente del Senato rinunci all'esercizio di quella carica. Un Presidente del Senato che non ha la capacità di garantire il rispetto della Carta Costituzionale, non solo nella sostanza ma nemmeno nella sua forma simbolica e rappresentativa, non è meritevole di occupare quella poltrona.
Il senatore Schifani, schierandosi di fatto dalla parte di chi non garantisce l'integrità fisica e psichica dei lavoratori, si pone in contrapposzione al principio costituzionale che all'art.35 "tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni" e risulta pertanto incompatibile con la carica che ricopre.
Si dimetta, allora, il senatore Schifani dalla carica che indegnamente sta ricoprendo. Si dimetta e si vergogni delle squallide affermazioni che da seconda carica dello Stato si è permesso di fare.

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giovedì 16 ottobre 2008

15 milioni di poveri. Ma continuano a tagliare lo stato sociale.

La crisi finanziaria sta occupando le prime pagine di quasi tutti i quotidiani. I telegiornali aprono ad ogni edizione con l'andamento delle borse e con la fiducia dei mercati. E poi via con servizi su riunioni di capi di stato, accordi raggiunti ed altri sfumati, Berlusconi che va da Bush e Tremonti che espone ricette come stesse parlando di torte alle mele. E poi ancora gli interventi di Confindustria, per bocca della lady di ferro, Emma Marcegaglia che parla della necessità di interventi dello Stato e lo Stato interviene finanziando le banche ed i padroni.
C'è una grossa crisi finanziaria, che ancora non ha fatto sentire i suoi effetti sull'economia reale ed intanto Berlusconi chiede agli italiani di avere fiducia nelle banche, mentre le banche non si fidano l'una dell'altra. Dice, Berlusconi, di non togliere i risparmi dalle banche perchè, rassicura il premier, non un centesimo verrà perso.
Forse questa volta c'è da credergli. Difficilmente gli italiani perderanno dei risparmi a causa crisi finanziaria, visto che spesso gli italiani il risparmio non possono permetterselo: 15 milioni sono infatti i poveri in Italia secondo l'ultimo rapporto della Caritas, il 13% della popolazione che vive con meno di 500-600 euro al mese.

E cosa si fa per porre un argine al rischio povertà? Si destina alla lotta all'esclusione sociale la miseria di 0,1% del Pil. Il più basso d'Europa (la media europea è dieci volte superiore). Una presa per il culo, a chi le chiappe è già costretto a coprirle con delle pezze. Una presa per il culo senza effetti concreti ovviamente, visto che gli interventi pubblici italiani abbassano il tasso di povertà relativa di appena 4 punti, contro gli 11 dell'Olanda, i 12 della Francia, i 17 della Norvegia.
Investimenti per la lotta alla povertà, quindi, ridicoli e malspesi ed ancora in riduzione per il prossimo anno. Nuovi tagli di spesa sono in arrivo ed ancora allo stato sociale. In quale settore? In quello tanto sbandierato dal centrodestra, uno dei loro cavalli di battaglia: la famiglia. Un taglio del 32% al fondo per le famiglie, si abbatterà sulla testa di migliaia di persone bisognose. Lo ha ammesso Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del consiglio, intervenendo alla Comissione Affari sociali.
E così saranno ridotte drasticamente le bollette sociali per le famiglie numerose e la riqualificazione degli assistenti familiari; mentre la "social card" di cui il governo andava fiero, probabilmente rimarrà un’una tantum. Una nuova mazzata allo stato sociale, dovuta anche alla decisione del governo di togliere l'ICI. Alla faccia di chi si è fatto infinocchiare dalle proposte del governo.

Non c'è che dire siamo in crisi ed il governo continua ad alimentarla. Una crisi non fatta di pezzi di carta straccia ad uso di speculatori finanziari. E' una crisi concreta e palpabile, che si abbatte come al solito sui più deboli. E' una crisi che la popolazione italiana avverte da molto tempo. E' una crisi di vita quotidiana, di milioni di persone che spesso non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. E' una crisi di dignità, che porta centinaia di migliaia di persone a fare la fila nelle mense delle associazioni che si occupano di povertà. Sono milioni di crisi personali, di gente costretta anche ad umiliarsi, pur di riuscire a trovare anche uno straccio di lavoro malpagato, insicuro e precario.
E' una crisi che dovrebbe farsi sentire nelle coscienze del potere politico ed economico. Ma questo è difficile immaginarlo anche in una condizione di grave delirio.

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Maroni: il primo candidato all'iscrizione nelle "classi di inserimento"?

Se c'è una cosa che non sopporto è la presunzione. "Ho ragione io"; "Sono tutti certamente d'accordo con me"; "Ho fatto tutto bene"; "Non ho contraddetto nessuna regola" ... Quando poi in casi come questo, viene sbattuta in faccia la smentita a certe pretestuose argomentazioni, una maliziosa contentezza mi prende.
Peccato non potere vedere la faccia del presuntuoso, proprio mentre viene smentito in maniera plateale. Coda tra le gambe, testa china, il collo che scompare dietro le guance poggiate sulle spalle, braccia pesantemente distese lungo i fianchi e sguardo amareggiato. Così immagino il ministro Maroni, mentre si dirige verso l'uscita della sala nella quale ha sostenuto un esamino di diritto comunitario in materia di immigrazione, dopo essere stato gravemente bocciato.
Forse il ministro, essendo dell'Interno, non ha ritenuto di doversi applicare su materie che hanno valenza oltre i confini nazionali. Lui, che vorrebbe realizzare il Regno Padano, è già restio a studiare cose italiane. Figuriamoci l'insofferenza nell'applicarsi su materie che trattano di immigrati e di Europa.
E così il ministro, davanti al Comitato Schengen, ha ripetuto le sue convinzioni: i cittadini comunitari senza reddito devono essere esplusi e chi è senza permesso di soggiorno deve andare in carcere. Ma è stato bocciato. Il Comitato Schengen ha detto che la norma sull'espulsione dei cittadini comunitari senza casa e reddito è «eccessiva» e per chi è senza permesso di soggiorno, non si può andare oltre una multa.
Anzichè istituire "classi di inserimento" per alunni stranieri, si farebbe meglio (parafrasando la stessa mozione del deputato leghista Cota) a «rivedere il sistema di accesso dei ministri italiani nelle sedi comunitarie di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso, previo superamento di test e specifiche prove di valutazione». In caso di bocciatura nei test, i ministri italiani dovrebbero applicarsi in "classi di inserimento" per «frequentare corsi di apprendimento della legislazione comunitaria».
Di classi di questo tipo credo ne avremmo davvero bisogno. Immagino già la numerosità degli iscritti. In attesa dell'apertura di classi di inserimento per ministri delle quali Maroni sarebbe il primo candidato all'iscrizione, lo stesso ministro dell'Interno è pregato di stare in punizione, all'angoletto, con lo sguardo rivolto verso il muro ed un cappello con due grosse finte orecchie sulla testa.

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mercoledì 15 ottobre 2008

Classi "speciali" per bambini non italiani

Di nuovo questo governo se la prende con i piccoli. Se la prende con i bambini. Dopo le impronte digitali per i bambini rom, questa volta il governo prende di mira la scuola. Quella frequentata da bambini immigrati insieme a bambini italiani. Se la prende, il governo, con quelle classi dove bambini nativi e migranti crescono insieme, imparano a conoscersi, socializzano, si integrano.
Ieri sera, infatti, alla Camera è stata approvata una mozione del deputato leghista Cota, che prevede le "classi di inserimento" per alunni stranieri. Più dettagliatamente, nella mozione è previsto che il governo si impegni a «rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso, previo superamento di test e specifiche prove di valutazione». In caso di non superamento dei test, i bambini stranieri saranno relegati in "classi di inserimento" per «frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana».

Insomma, le distanze tra autoctoni e migranti sono destinate a crescere. Perchè se una prima barriera all'integrazione è sicuramente la conoscenza della lingua, la più importante è l'ignoranza dell'altrui cultura. Quell'ignoranza che genera paure, che provoca l'istinto violento di difesa verso un pericolo inesistente. E certamente le classi separate non aiutano a conoscere gli usi, la vita, le religioni, le esperienze l'uno dell'altro.
Visti i recenti provvedimenti di questo governo e le dichiarazioni sul razzismo di alcuni suoi esponenti, c'è il legittimo sospetto che l'intenzione della mozione approvata sia proprio quella: "educare" al mantenimento delle distanze tra culture diverse. E se si parte dalla scuola elementare, dove i bambini hanno una mente aperta alla conoscenza ma modellabile, si spiana la strada alla crescita di razzisti adulti di domani.

Penso a quello che i bambini di oggi potranno essere. Ed intanto rabbrividisco all'immagine di una scuola dove i bambini provenienti da altri luoghi vengono ammucchiati in classi "speciali", da dove poter osservare i giochi dei bambini italiani, ma senza interferire. Classi speciali dove la lingua italiana non la si impara spontaneamente, naturalmente come è per i più piccoli, ma per percorsi formativi opportunamente adattati. Mentre dall'altra parte i bambini italiani, in normali classi dove l'italianità sarà preservata, guarderanno gli "altri" loro coetanei incuriositi e con crescente sospetto. D'altronde come può non crescere la diffidenza se in quelle altre classi "speciali" per bambini "speciali", si dovrà provvedere alla «educazione alla legalità e alla cittadinanza» (così prevede la mozione approvata)?
Un'ultima nota su questa mozione: non si potrà consentire «ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno», per favorire «una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe». Tanto per evitare il rischio di turbativa della cultura italica.

P.S.: il 15 novembre 1938 entrò in vigore il Regio Decreto n. 1779, che all'articolo 5 disponeva che «per i fanciulli di razza ebraica sono istituite, a spese dello Stato, speciali sezioni di scuola elementare ... i libri di testo saranno quelli di Stato, con opportuni adattamenti».
Cosa c'entra con la mozione approvata ieri alla Camera? Forse niente. Ma non fa male ricordare il passato.

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martedì 14 ottobre 2008

Lettera al Presidente Napolitano: basta lacrime di coccodrillo

Marco Bazzoni mi ha inviato il testo della lettera che, insieme a Andrea Coppini ed a Mauro Marchi (tutti RLS), ha inviato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La lettera è stata inviata sia a mezzo e-mail, sia a mezzo fax.
Questa lettera, che pubblico molto volentieri, contiene osservazioni molto concrete ed inconfutabili. Quelle osservazioni meriterebbero delle risposte altrettanto concrete. Perchè ormai le chiacchiere, come si dice, stanno a zero.

Egregio Presidente della Repubblica,
abbiamo apprezzato molto il suo messaggio, in occasione della 58 giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro.
Consideriamo importantissime le parole finali del suo messaggio:

"È doveroso tenere viva l’attenzione al fenomeno, non demordere nell’allarme sulla sua gravità sociale, applicare e migliorare le norme legislative. È, questo, un obbiettivo di civiltà che dobbiamo al sacrificio dei tanti caduti, mutilati ed invalidi sul lavoro"

Speriamo che il suo messaggio sia raccolto da tutti, in particolar modo da tutti i mezzi d'informazione, che non possono accendere i riflettori su questi drammi, solo quando ci sono tanti morti sul lavoro in un solo giorno (vedi i 6 morti sul lavoro che ci sono stati Giovedì 2 ottobre e altri 6 che ci sono stati Venerdì 3 ottobre) per poi non riparlarne più per mesi, al mondo politico, e in particolare modo all'attuale Governo Berlusconi, che invece di smontare pezzo per pezzo il Dlgs n° 81 del 9 Aprile 2008 (Testo Unico sicurezza sul lavoro), dovrebbe applicarlo così com'è o migliorarlo, esempio, prevedendo pene esemplari per i datori di lavoro che sono responsabili di infortuni gravi o mortali, dato che, purtroppo, gli imprenditori che sono responsabili di tali infortuni non ci finiscono MAI in carcere.
Ma non solo, perchè per far applicare le norme per la sicurezza sul lavoro ci vogliono i controlli, quindi andrebbero sbloccate fin da subito le assunzioni dei tecnici della prevenzione delle Asl, che sono solo 1950 in tutta Italia, con circa 4-5 milioni di aziende da controllare (se le dovessero controllare tutte, ogni azienda riceverebbe un controllo ogni 33 anni, praticamente mai). Purtroppo queste assunzioni non sono state sbloccate, nè dal precedente Governo Prodi, nè dall'attuale Governo Berlusconi.
Inoltre, bisogna che siano previste delle speciali tutele per i rappresentanti dei
lavoratori per la sicurezza, perchè è inammissibile che siano licenziati o sospesi perchè hanno fatto il loro dovere di RLS, vedi il macchinista Dante De Angelis, licenziato perchè ha denunciato l'insicurezza dei treni, l'Rls di Hera Luce, Sergio Guizzardi, licenziato perchè si batteva per più sicurezza nei luoghi di lavoro, e non perchè non portava i DPI come ha voluto far credere inizialmente l'azienda, l'Rls della Piaggio Rossella Porticati, sospesa per due giorni, perchè faceva come si deve il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
Infine, vorremmo che ci fossero meno lacrime di coccodrillo, anche per rispetto a tutti gli infortuni e morti sul lavoro che ci sono ogni giorno, e più fatti per risolvere questa che è l'unica e vera emergenza sicurezza nel nostro paese.

Cordiali saluti.

Marco Bazzoni, Andrea Coppini, Mauro Marchi
Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

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venerdì 10 ottobre 2008

Facciamo sentire il nostro fiato sul loro collo, finchè c'è aria da respirare!

Abbiamo un forte debito con la natura. Un debito tanto grande, che a confronto l'attuale crisi finanziaria risulta ridicola. Perchè in gioco c'è la sopravvivenza di un quinto di tutte le specie animali, mentre è a rischio di patire la sete un altro miliardo di persone e la disponibilità di cibo sarà fortemente ridotta. Queste le previsioni con un incremento della temperatura media globale della Terra, superiore ai 2°C.
Per mantenere l'incremento di temperatura terrestre sotto quella soglia, occorre in primo luogo ridurre le emissioni europee di almeno il 30% entro il 2020. Ma non basta, perchè ci sono i Paesi in via di sviluppo che ovviamente chiedono il conto, dello stato di miseria in cui sono stati mantenuti dal ricco Nord del mondo. Vogliono giustamente migliorare le loro condizioni sociali ed economiche e nel farlo consumeranno ed inquineranno in misura maggiore. Per questo sarà importante aiutare quei Paesi a svilupparsi con ridotti impatti ambientali, attraverso il finanziamento di progetti di riduzione delle emissioni di gas serra.

Sul tema è in corso un dibattito a livello europeo e pochi giorni fa è stato approvato un pacchetto in materia di energia e clima. Un punto importante è stato raggiunto: è stato confermato l’obiettivo di riduzione dei gas serra del 20% entro il 2020. Obiettivo che scatterà in maniera unilaterale al 30% se si raggiungesse un accordo internazionale alla conferenza di Copenaghen del dicembre 2009.
Ovviamente stiamo parlando del minimo sindacale, soprattutto considerando che il pacchetto prevede anche una forma nascosta di finanziamento all'industria del carbone. Saranno infatti concessi crediti di CO2 per 10 miliardi di euro a progetti di cattura e sequestro della CO2 (i cosiddetti CCS), la cui efficacia è ancora tutta da dimostrare. Inoltre è stata data la possibilità di accettare crediti di CO2, in cambio di progetti di riforestazione all’estero. Come denuncia Greenpeace, in questo modo il prezzo della CO2 potrebbe subire flessioni tali da eludere ogni sforzo verso la reale riduzione delle emissioni.

Nonostante si sia raggiunto solo l'obiettivo minimo, il governo italiano e Confindustria sono impegnati in direzione opposta. Il governo, da un lato si ostina a ribadire (senza fornire dati) che l'applicazione del pacchetto UE per il clima, sarà troppo costoso, specie in questo periodo di crisi finanziaria; dall'altro si continua a percorrere la strada del nucleare, che non farà altro che allontanare l'Italia dagli obiettivi dell'UE. Entrambe le questioni sostenute con il falso mito del risparmio economico e di una crescente competitività d'impresa.
In realtà investire (ma il governo parla di costi) sul risparmio energetico e sulle fonti di energia rinnovabili, porta effettivi e sicuri benefici per il Paese, sia in termini economici, sia in termini occupazionali.
Quindi, a maggior ragione in questo contesto di crisi finanziaria, è importante scegliere. Siamo ad un bivio: continuare a percorrere una strada che ci porterà verso un certo precipizio, ambientale prima ed economico poi; oppure cambiare rotta e seguire un percorso che potrà contribuire ad arrestare la metastasi ambientale.
Nel mese di ottobre ci saranno due appuntamenti politici, nei quali si deciderà quale strada prendere: il primo è la riunione dei Capi di Stato il 14 e 15 ottobre, nella quale si discuterà dell'ETS (Emission Trading Scheme); nell'altro il 20 e 21 ottobre, si riunirà il Consiglio Ambientale Europeo a Lussemburgo con i Ministri dell'Ambiente Europei.
Qualcosa possiamo fare anche noi. Possiamo fare pressione sugli europarlamentari, chiedendo loro se sono pronti a dare l'esempio nell'impegno per tenere il riscaldamento globale al di sotto di 2°C. E possiamo farlo da QUI.
Facciamo sentire il nostro fiato sul loro collo, finchè c'è aria da respirare!

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giovedì 9 ottobre 2008

Lodo libera tutti.

Oligarchia: "regime politico in cui il potere è esercitato da pochi, generalm. operanti nell'interesse proprio e a danno della maggioranza". Questa definizione è ripresa pari pari dal dizionario online Hoepli.it.
L'italia si trova in una condizione di oligarchia? Si direbbe spontaneamente che no, non lo siamo. In fondo conserviamo il diritto di voto. Possiamo in genere esprimere le nostre opinioni (io stesso lo sto facendo anche in questo momento). E' ancora possibile stampare e distribuire giornali di orientamento politico diverso. E potrei continuare.
Ma queste cose, tutelano la democrazia dal rischio di oligarchia? Credo di no. Intanto perchè, per rimanere a quegli stessi esempi, votare candidati già scelti dai vertici dei partiti non è propriamente la massima espressione della democrazia; esprimere le proprie opinioni nell'impossibilità di essere ascoltati, è un diritto che rimane vuoto; mentre i giornali di partito e di cooperative rischiano di scomparire, grazie ai tagli ai contributi statali a quel tipo di editoria. Ma se pure questi ed altri elementi non fossero a rischio o limitati, il potere politico potrebbe comunque agire nell'interesse di pochi. E quei pochi nelle oligarchie corrispondono generalmente a coloro che detengono il potere politico ed a coloro che detengono il potere economico. Anzi, l'uno e l'altro, in un regime oligarchico, si sostengono reciprocamente. Anzi, forse meglio ancora, il potere economico si serve del potere politico.

Quando si parla del lodo Alfano, ad esempio, è riduttivo fermarsi semplicemente alle vicende giudiziarie di Berlusconi. Quel lodo non è solo una legge ad personam del presidente del consiglio, ma una norma per mantenere indisturbato un potere. In questo caso politico, visto che riguarda le prime quattro cariche dello Stato (e già per i ministri è pronto il lodo Consolo). Quel lodo consente ad un'élite politica, di usare il proprio potere, pure a scopo personale o per gli interessi di pochi amici e pure ignorando le leggi dello Stato. Che volendo ha sempre la possibilità di modificare, detenendone il potere politico.

Ma, come si diceva prima, il potere politico è strettamente legato a quello economico e così la politica élitaria non poteva dimenticarsi di estendere in qualche maniera i privilegi del lodo Alfano, anche al potere economico.
Il 2 ottobre scorso, infatti al Senato passa l'articolo 7bis del decreto ALitalia che modifica la legge Marzano, sui salvataggi delle grandi imprese e quella sul diritto fallimentare, grazie alla quale i manager delle grandi imprese potranno essere perseguiti dal punto di vista penale, solo quando l'impresa sarà effettivamente fallita. Non sarà più sufficiente la dichiarazione d'insolvenza dell'impresa. E se interviene un commissario (come il ministro Bondi per Parmalat) che evita il fallimento, i manager di quelle imprese non risponderanno mai della loro sciagurata gestione. Tanzi? Sarà salvo! Geronzi? Salvo anche lui! Cragnotti? Come sopra!

E della responsabilità della mala gestione di questi personaggi, che ha rovinato migliaia di persone, ha prosciugato i loro risparmi, ha messo su una strada centinaia di lavoratori, come ne risponderanno? In nessun modo! Quelle responsabilità saranno scomparse in un articoletto bis.
Se quella modifica dovesse definitivamente essere approvata, chi prenderà in considerazione gli interessi di tutte quelle persone che hanno dovuto subire, loro malgrado, l'irresponsabile e banditesca gestione aziendale di lorsignori? Lasciamo perdere. Stiamo parlando di oligarchia!

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mercoledì 8 ottobre 2008

Zitto e lavora! E se crepi di te, chissenefrega!

Quella che sta per prendere avvio in questi giorni, è la seconda campagna di informazione sulla sicurezza sul lavoro, da quando il governo Berlusconi ha preso in mano il Paese (o forse dovremmo dire per la gola).
I manifesti, che saranno affissi in alcune città italiane e pubblicate su molti quotidiani e periodici e siti internet, si rivolge a lavoratori e datori di lavoro: "L’attenzione come valore comune per i lavoratori e per i datori di lavoro", si legge nei manifesti. Certo che niente sembrerebbe più ovvio.
Si richiama l'attenzione al funzionamento delle macchine, delle attrezzature e delle dotazioni di sicurezza. L’attenzione a valutare e prevenire comportamenti a rischio. L’attenzione all’addestramento e al rispetto delle procedure. L’attenzione alla formazione e all’informazione. L’attenzione alle norme, ai regolamenti e alle misure organizzative. Attenzione, certo. Ripeto, sembrerebbe ovvio.

Ma quando le macchine, le attrezzature e le dotazioni di sicurezza non funzionano correttamente, che si fa? Quando non si provvede all'addestramento e non esistono procedure di lavoro in sicurezza, come ci si comporta? Quando la formazione e l'informazione viene trascurata, a chi ci si rivolge?
Insomma, se da lavoratore attento, noti che qualcuno di quegli adempimenti non è stato assolto, verso chi reclami? Se sei precario, non certo a quel datore di lavoro che considera alcuni di quei fattori come inutili scartoffie burocratiche, mentre altri solo un fardello economico che abbassa la competitività d'impresa. Saresti condannato al licenziamento.
Allora, siccome non puoi correre il rischio di reclamare il tuo diritto alla sicurezza nel luogo di lavoro direttamente all'azienda, pensi di rivolgerti agli organi ispettivi pubblici. Pensi di fare magari una telefonata agli ispettori del lavoro, per denunciare i turni massacranti di lavoro a cui sei costretto o magari il lavoro imposto a nero. Condizioni che certo non aiutano a rimanere attenti sui luoghi di lavoro, come invita a fare la campagna ministeriale. Pensi di fare quella telefonata e pensi ovviamente di farla in forma anonima, vista la tua condizione di lavoratore precario e per questo ricattabile.

Sappi che starai sprecando il tuo tempo! Perchè il ministero del lavoro, con una direttiva su servizi ispettivi e sull'attività di vigilanza del 18 settembre scorso, a firma del ministro Sacconi, impone di "non dover dare seguito [con attività ispettive] a richieste anonime, presentate a mezzo posta, e-mail, fax o telefono".
A te, lavoratore precario, non rimane che scegliere se rischiare il licenziamento, o accettare condizioni di insicurezza e rischiare un infortunio sul lavoro. Ti stanno dicendo di stare zitto e lavorare. E se crepi (soprattutto se crepi da solo), di te chissefrega.

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martedì 7 ottobre 2008

Giustificazionismo razzista

Nel mio post precedente, nel quale commentavo la frase di Schifani secondo il quale in Italia non esiste il razzismo, perchè non sarebbe nel DNA degli italiani, mi chiedevo in conclusione se fossi io ad essere un OGM o i vari leghisti e fascisti di ogni sorta.
La questione è rimasta in sospeso per pochissimo tempo. Infatti, è intervenuta Fiamma Nirenstein a dare una risposta, con un suo articolo apparso su Il Giornale e riportato anche nel blog della giornalista.
Ho letto attentamente l'articolo della scrittrice. Ed anche se il titolo non promette bene ("Io, razzista democratica nel nome dell’identità"), ho provato comunque a cercare nell'articolo una qualche idea originale e magari di qualità. Niente di tutto questo, ma almeno ho trovato la risposta alla domanda del mio post precedente a questo ed a cui ho fatto riferimento prima: l'OGM sono io. E naturalmente chi è nei fatti non razzista e non xenofobo.
La sostanza dell'articolo della Nirenstein è in questi due passaggi:
"noi italiani proseguiamo il nostro corpo a corpo col razzismo, componente purtroppo rocciosissima della nostra storia; noi cantiamo razzismo, cuciniamo razzismo, leggiamo razzismo (Dostoevskij! Sant’Agostino!); esso è parte congenita della storia occidentale come lo schiavismo, che tutte, proprio tutte le culture, hanno praticato."
"il nostro [degli europei] razzismo, esistente, è di carattere prossemico e forse parzialmente etnico".

Non è che mi aspettassi da Fiamma Nirenstein parole che potessero avere il sapore dell'accoglienza, dell'incontro con altre culture diverse dalla propria e nemmeno di tolleranza. Basta leggere qualche suo intervento sulla questione israelo-palestinese per rendersi facilmente conto che sarebbe stata un'ipotesi dufficilmente realizzabile. Ma quanto scrive la deputata del PDL lascia comunque esterrefatti.
Cosa dice sostanzialmente la Nirenstein? Dice che il razzismo è proprio del mondo occidentale. Non possiamo farci niente. E' così, da secoli e così ci trascineremo. Non c'è spazio per l'integrazione, intesa come conoscenza dell'altra cultura e della sua accettazione.
Non è possibile perchè il razzismo, (che - ricordiamolo - è quell'atteggiamento discriminatorio che distingue l'essere umano in razze superiori e razze inferiori) è proprio dell'identità degli occidentali, degli europei, degli italiani. Di più: per la Nirenstein non c'è niente di male nell'essere razzista, nel momento in cui lo si è in difesa della propria identità. Un'identità (come al solito) minacciata dal (solito) ingresso indiscriminato di stranieri in Italia. Viene da chiedersi a questo punto, se Fiamma Nirenstein non voglia difendere anche quel particolare carattere peculiare che dice essere proprio degli europei (e perciò parte della loro identità), cioè il razzismo stesso.
Qui non si tratta più di rivendicare il diritto a mantenere vive le proprie tradizioni, il proprio dialetto, i propri costumi, nel senso di ricerca delle proprie origini come difesa da un sistema economico e sociale che tutto omologa. Nel suo articolo la Nirenstein parla di difesa della propria identità, che si vorrebbe impermeabile a qualunque "intrusione". Nessuna contaminazione può essere concessa. Quella contaminazione che prevede di accettare consapevolmente la possibilità di modificare i propri costumi, i propri usi e le proprie idee. Si rifiuta l'arricchimento delle proprie esperienze e delle proprie conoscenze, perseguito attraverso la contaminazione culturale ed umana. E questo concetto la Nirenstein lo ha riaffermato alla vigilia del 70esimo anniversario della "dichiarazione sulla razza" emessa dal Gran Consiglio del Fascismo.
In quell'articolo - fateci caso - si oltrepassa l'abusato politicamente scorretto, per approdare ad uno stomachevole ed irresponsabile giustificazionismo, in nome del quale ogni cosa può essere in qualche modo accettata. Chissà cosa scriverà e cosa giustificherà la Nirenstein, quando si accorgerà anche di essere una bestia. Nel senso di appartenere al regno animale. Ovviamente.

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lunedì 6 ottobre 2008

Non riesco a capire chi, tra me e loro, sia un OGM

Ora dovrei essere più sereno. Avevo paura di una deriva razzista e xenofoba in Italia. D'altronde gli ultimi fatti di cronaca sembravano non lasciare spazio a dubbi, ma sembra mi sbagliassi: a Milano un giovane è stato ucciso per un pacco di biscotti (forse) rubato, ma pare non c'entrasse che fosse di colore ("negro" per gli aggressori); a Monza un uomo è stato ammanettato ad un palo, nel corridoio d'ingresso di un commissariato. Ma che fosse un immigrato pare non legittimi a gridare alla xenofobia; a Roma un cinese è stato picchiato da un branco di minorenni, ma sembra sia solo un atto di bullismo.
Credo possano bastare questi esempi. E' chiaro quello che voglio intendere: con questi ed altri episodi la componente razzista pare non debba entrarci. Perciò voglio fare pubblica ammenda per avere gridato la mia indignazione (su questo blog ed altrove), ogni qualvolta sono venuto a sapere di fatti come quelli che ho citato sopra, accusando gli aggressori di razzismo o xenofobia.
Tentando di abbozzare una difesa sul mio comportamento, posso dire solo che in effetti ogni volta quelle aggressioni sembravano essere a sfondo razziale. Ogni volta le vittime delle aggrssioni risultavano essere immigrati, oppure persone di colore, rom, prostitute. Ed invece pare si trattassero solo di innumerevoli coincidenze. Certo, alle aggressioni si accompagnavano in genere frasi del tipo: "sporco negro"; "tornatene a casa tua"; "puttana"; "zingari bastardi"; ed altro del genere; ma pare sia anche normale, in momenti di forte concitazione.
Eh ... già. Non posso che essermi sbagliato. Perchè pare che in Italia il razzismo non esista. Addirittura non sarebbe possibile. Sembra che studi scientifici lo dimostrino, ma noi popolo della strada non ne eravamo a conoscenza. Ma Renato Schifani, che è la seconda carica dello Stato italiano, si è sentito finalmente in dovere di divulgare la notizia secondo la quale nel nostro Paese il razzismo
«Non può esistere, non è nel nostro Dna. Nel nostro Dna c’é l’accoglienza, la solidarietà.»


Ho pensato a questo punto all'Italia fascista. Quell'Italia che nel 1938 promulgò le leggi razziali. Ho pensato a quanti (tanti) ancora oggi si proclamano fascisti, in maniera diretta (vedi ad esempio il portiere del Milan, Abbiati) o anche indiretta (come il ministro La Russa che loda i repubblichini). Ho pensato a come fascismo e razzismo siano profondamente legati. E perciò ho pensato che, in tante persone e soprattutto in molti gruppi di persone organizzati che si rifanno al fascismo, debba essere presente una visione razzista della società. Quella visione razzista promossa in maniera esplicita da forze politiche del nostro Paese. Penso ad esempio a gruppi politici di estrema destra che gridano slogan come "l'Italia agli italiani"; come anche alla Lega che conta ministri della Repubblica che vorrebbero prendere le impronte digitali su base etnica, oltre che parlamentari europei che sfilano spalla a spalla con neonazisti di tutta Europa.
Pensando a queste cose, non riesco a capire chi, tra me e loro, sia un OGM.

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venerdì 3 ottobre 2008

Adesso per cortesia fate silenzio! Che il vostro lavoro puzza di morte!

Adesso per cortesia fate silenzio! Industriali e politici a loro affiliati, evitate le solite parole di circostanza. Le solite frasi di cordoglio e la finta vicinanza al dolore delle famiglie, tenetevela questa volta per voi.
Ieri ci sono stati sei morti sul lavoro. Tre insieme in un solo cantiere sull'autostrada A1. Altre tre vittime ci sono state a Genova, a Sesto Fiorentino ed in provincia di Perugia. Una tragedia, una nuova tragedia sul lavoro. Ma non sentitevi in dovere di esprimere il vostro dolore.
In fondo, sei morti rientrano ancora nella statistica. Quella cruda e anonima statistica, fatta di freddi numeri che raccontano di 1200 morti all'anno sul lavoro. Quelli ufficiali. Ma sul lavoro e per lavoro si muore molto più di quanto si dica. Perchè non tiene conto dei morti sul lavoro nero che tiene clandestini migliaia di persone.

Tacete padroni, che il lavoro, per quanto vi sforziate di affermare il contrario, uccide! Quel lavoro che volete sempre più precario, perchè le imprese devono essere competitive. Quel lavoro che volete sempre meno retribuito, perchè il costo del lavoro riduce un po' il vostro profitto. Quel lavoro che volete sempre più a vostra disposizione, creando nuovo altre forme di sfruttamento. Quel lavoro, impregnato della vostra cultura padronale, puzza di morte. Della morte dei lavoratori, sacrificati sull'altare dei vostri profitti.
Tacete politici a servizio degli interessi padronali, che state state smontando un pezzo per volta il testo unico sulla sicurezza. Quel testo unico che chiede di essere applicato e non destrutturato. Tacete, che dovreste sentire il peso della responsabilità politica di quelle morti sul lavoro. Tacete, invece di diffondere ipocritamente impegni per intervenire sul dramma delle morti sul lavoro.

Che tacciano anche i leader dei sindacati confederali. Non si ricorda un'ora di sciopero indetto per fermare la mattanza. Non una volta che abbiano chiamato in piazza i lavoratori, per affermare un diritto all'integrità fisica e morale dei lavoratori.
E voi lavoratori, magari rimanete a casa oggi, almeno potete stare sicuri di cenare in famiglia questa sera.

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giovedì 2 ottobre 2008

Il nucleare è un'energia rinnovabile. Non ci credete? Scajola, invece, sì!

Il Disegno di Legge AC 1441 non finisce di stupire, seppure ormai questo esecutivo, in pochi mesi di governo, ci ha abituato a provvedimenti quanto meno sconcertanti. Dopo l'emendamento all'articolo 37, che prevede di buttare in mezzo ad una strada almeno 120 mila precari della pubblica amministrazione, sembra sia l'ora di mettere mano all'articolo 15 dello stesso disegno di legge.
Qell'articolo riguarda la "delega al Governo per la definizione dei criteri di localizzazione dei siti nucleari e delle misure compensative da riconoscere alle popolazioni interessate", che già prevede la "possibilità di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione". Sappiamo già cosa vuol dire. Chiaiano, Vicenza, Val di Susa ed altre vertenze territoriali insegnano!
Non solo: il ministro Scajola, in tema di energia nucleare punta ad evere pieni poteri, per portare a termine il programma che prevede l'apertura dei cantieri per la realizzazione di centrali atomiche entro il 2013. Mentre si tende a ridurre la possibilità di ricorso al TAR in merito alle procedure di progettazione, approvazione e realizzazione, poichè "in sede di pronuncia del provvedimento cautelare, si tiene conto [...] del preminente interesse nazionale alla sollecita realizzazione dell'opera".
Pertanto, si prevedono scontate bocciature di ricorsi dei cittadini da parte dei tribunali amministrativi. Mentre l'esercito è già a disposizione per fare rispettare le decisioni dell'autorità. Si sente già l'aria mossa dal mulinare dei manganelli.
Ma con stupore (questa volta apparentemente positivo) si legge di un'apertura di Scajola all'incremento delle quote di energia prodotta da fonti rinnovabili. Dice infatti il ministro dello sviluppo economico: Le rinnovabili hanno un ruolo essenziale e bisognera' arrivare al 25% di energia proveniente da tali fonti. D'altronde, sarebbe un obiettivo imposto dalla comunità europea, che prevede di raggiungere la quota del 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Solo che il ministro, anche quando parla di rinnovabili, non rinuncia alla sua ossessione: il nucleare. Così, propone "giusto mix di fonti che guardi alle rinnovabili cosi' come al nucleare". Come?
Il come è probabilmente spiegabile con un emendamento all'articolo 15 del disegno di legge 1441 in fase di dibattito alla Camera, che prevede l'equiparazione dell'energia nucleare alle fonti rinnovabili. Il WWF ha già chiesto il ritiro immediato di quell'emendamento che permetterebbe (un po' come già avviene per gli inceneritori), di poter fare affidamento agli incentivi statali per la realizzazione di centrali nucleari, rendendo così proficuo un investimento che sarebbe al contrario antieconomico.
Per favorire quindi l'ingresso di privati nell'affare nucleare, che quando fiutano odore di denaro in quantità non disdegnano di speculare anche a danno di salute e ambiente, si tenta di legiferare un falso oggettivo. Perchè l'energia nucleare, oltra a non essere pulita e di fatto non rinnavoabile, essendo l'uranio - come noto - una fonte limitata.
Un simile espediente era stato già tentato pochi giorni fa in Commissione Energia del Parlamento europeo. Ma la proposta, presentata dal Cdu-Ppe (gruppo al quale fa riferimento il PdL) era stata bocciata.
Ma i governanti italiani credono forse di essere più furbi dei colleghi europei. O forse sanno di poter godere di maggiore autoritarismo.

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mercoledì 1 ottobre 2008

Precari all'asta! Sacconi e Brunetta partecipano?

Inizio con una considerazione: chi lamenta l'assenza di lavoro, chi dice di non trovare un'occupazione, è uno che non ha fatto clic sul sito del ministero del lavoro. O forse (più plausibile) il governo ignora la condizione di vita di milioni di persone residenti nel nostro Paese. O meglio: sfrutta quelle condizioni.
Il giorno successivo alla pubblicazione del rapporto ISTAT su occupazione e disoccupazione in Italia, leggo infatti sul sito del ministero del lavoro:
Rilevazione continua sulle forze di lavoro condotta dall’Istat
Risultati sull'occupazione del 2° trimestre 2008
Dall’analisi dei dati emerge la forte crescita, rispetto allo stesso trimestre del 2007, dell’offerta di lavoro (+2,3%) ... Continua a crescere l’occupazione (+1,2%)

Benedetti numeri! Possono essere divulgati numeri veri e fare apparire le cose al contrario di come sono realmente.
In effetti è vero: nel periodo di riferimento dell'indagine ISTAT (marzo - giugno 2008) gli occupati, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, sono aumentati. Intanto (questo il ministero del lavoro lo sottace), nello stesso periodo di riferimento, il tasso di disoccupazione è aumentato del 20%, passando dal 5,7% dello scorso anno, al 6,7% di giugno 2008. Sembra impossibile ... non lo è!

Se il ministro Sacconi uscisse dal labirinto dei numeri e si affacciasse alla vita reale, scoprirebbe che quelli che sono riusciti a trovare un'occupazione, hanno ottenuto quasi sempre un contratto precario. E per una stessa attività si possono assumere ad esempio quattro volte in un anno quattro precari diversi.
Se fosse in buona fede, il ministro Sacconi dovrebbe riportare nel sito del suo ministero il dato dello stesso rapporto ISTAT, evidenziando che oltre un terzo dei nuovi occupati, hanno dovuto accettare un contratto part-time.
Se il ministero del lavoro di questo governo, si prestasse davvero per risolvere i problemi che attanagliano il mondo del lavoro, si accorgerebbe che le sempre maggiori difficoltà economiche dei cittadini, hanno portato 300mila persone in più rispetto ad un anno fa, a cercare lavoro.
Ecco come si spiegano quei dati apparentemente discordanti! Ecco perciò come si dovrebbero leggere: peggiorano le condizioni di vita in Italia, quindi molte più persone si mettono alla ricerca di un lavoro, che per la maggior parte dei casi è a tempo parziale e precario. Ma siccome alternative non se ne vedono (a parte patire la fame, ovviamente) chi riesce ad entrare in questo mondo dello sfruttamento, deve quasi considerarsi fortunato.

Senza essere esperti di statistica, fuori dalle stanze ministeriali già ci accorgiamo di come quei dati ISTAT siano provvisori. Sul mondo del lavoro si sta infatti per abbattere la scure, che taglierà oltre 100.000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione: l'emendamento ammazza-precari del ministro Brunetta, attraverso il quale, anche chi aveva maturato un diritto alla stabilizzazione del proprio posto di lavoro, avrà il suo benservito.
Tra questi anche tantissimi ricercatori altamente professionali, oggi precari, domani disoccupati e dopodomani in fuga all'estero. Ma in questo caso è ancora possibile fare qualcosa: basterà andare su Ebay e partecipare all'asta pubblica per aggiudicarsi le prestazioni di queste intelligenze.
Chissà se Brunetta e Sacconi hanno formulato qualche offerta nascosti dietro fantasiosi nickname.

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