venerdì 27 giugno 2008

Caro bambino rom, non è colpa tua ... ma della figa che ti ha partorito!

E va bè dai, è già successo, sarai abituato. Di che ti scandalizzi? Di cosa ti preoccupi? E' una storia vecchia di almeno 60 anni, la schedatura dei rom come te. Ehm ... scusa, ho detto schedatura? No, no ... mi sono confuso. La schedatura è una pratica fascista, nazista. Oggi, a 60 anni di distanza dalle leggi razziali, quelle che marchiavano ebrei e rom perchè di razza inferiore, oggi dicevo non si può più parlare di schedatura. Oggi prendere le impronte digitali ai bambini rom, si chiama censimento.
Anche se il censimento, quello ufficiale, quello che con cadenza decennale viene effettuato dall'ISTAT, non prevede di prendere le impronte digitali. Ma tu sei rom e perciò nella testa malata di qualche ministro di questa nostra Repubblica morente, sei un delinquente. Anche da bambino, anche senza avere commesso reato.
In questa nostra morente Repubblica, non importa se un reato lo hai commesso o meno. Tutto dipende dalla vagina che ti ha partorito: se è stata una figa di etnia rom a metterti al mondo, sei considerato tendenzialmente persona predisposta a delinquere. Se così fosse ed ancora non hai commesso un furto, un rapimento, un stupro, certamente lo farai, ti dicono. Ed intanto che non sarai in età per commettere reato, è dato per certo che tuo padre ti costringerà all'accattonaggio e ti maltratterà.
E allora, visto che dicono che così è e visto che dall'altra parte c'è chi ciecamente ed ingenuamente continua a credere a queste stronzate, tanto vale agire preventivamente.
Oggi tocca a te, bambino rom, domani potresti essere in buona compagnia di un tunisino, di un albanese, di un cingalese. Ma non è dato sapere con esattezza quale lingua parlerà il tuo compagno, censito da uno Stato italiano militarizzato. Dipende. Oggi non so dirti su chi si riverserà in futuro questa perversa follia razzista.
Dipende dal mercato della paura, che vende al prezzo di qualche consenso i suoi prodotti, pubblicizzati negli spot elettorali.
Solo di una cosa posso essere certo: in nessuna caserma di carabinieri, e in nessuna questura troverai la compagnia di un bambino venuto alla luce da una passerina italiana, soprattutto se ricca, men che mai se del Nord, assolutamente impossibile se leghista e un po' fascista!

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mercoledì 25 giugno 2008

Mi verrebbe da dire: "macchissenefrega di Berlusconi e del suo processo Mills!"

Riferendosi alla nuova stagione berlusconiana, condita di leggi ad personam decretate a colpi di maggioranza, dai banchi dell'opposizione di alcuni senatori dell'IdV, si alzano cartelli con su scritto: "il ritorno del caimano". Mi viene da dire: "povero caimano!". Splendido esemplare di alligatore, minacciato di estinzione dagli atti di bracconaggio e dalla distruzione del suo habitat. Non credo andrebbe orgoglioso di essere accostato a re Silvio IV.
Ad ogni modo, paragoni a parte, la sostanza è che ieri il senato ha approvato il pacchetto sicurezza, che contiene tra le altre cose, anche l'emendamento "salva premier", così ribattezzato perchè permette di bloccare il processo Mills, nel quale Berlusconi è coinvolto da imputato. Il decreto ancora non è approvato in via definitiva, visto che dovrà passare per il voto alla camera. Ma non credo che il PdL (Partito del Liberticidio), potrà avere grossi problemi.
Visto nella sua interezza, questo pacchetto sicurezza, mi verrebbe da dire: "macchissenefrega di Berlusconi e del suo processo Mills!". Un'eccessiva attenzione alle sorti giudiziare di Berlusconi, hanno fatto passare in secondo piano che quello stesso emendamento, bloccherà anche processi quali: Oil for food; la macelleria messicana del G8 a Genova; crack Cirio; oltre che migliaia di processi per rapine, furti, stupri, violenze domestiche.
Il problema dell'emendamento "salva premier", sta quindi non tanto nel fatto di avere bloccato il processo Mills in particolare (seppure si tratta di un fatto gravissimo), ma nel voler generare una giustizia a diverse velocità. Il fatto allarmante, è il voler stabilire per decreto che i cittadini saranno pure uguali di fronte alla legge, "ma alcuni sono più uguali degli altri".
In questo distorto principio di uguaglianza, i più uguali fra tutti coincidono ovviamente con quelli più deboli, i cui reati sono trasformati in strumento politico. Si utilizzano alcuni reati per trasformare la percezione di insicurezza in allarme sociale. E se c'è un allarme sociale, secondo i principi demagogici che regolano questo governo, c'è un'emergenza da risolvere che non può non prevedere misure eccezionali, come appunto l'esercito nelle strade.
Quello che dovrebbe preoccuparci è perciò il nuovo ordine pubblico di tipo autoritario che si va instaurando, che viene in questo caso confermato dopo i provvedimenti, anche qui emergenziali, sui rifiuti in Campania. Un ordine pubblico che mostra i muscoli nelle strade e riserva una corsia preferenziale a taluni processi per punire, in modo demagogico e vendicativo, alcuni reati. Anzi alcune categorie di persone, mentre altre verrebbero tutelate da una magistratura che a detta di re Silvio IV "vuole sovvertire la democrazia".
Ecco cosa innanzitutto dovrebbe preoccuparci: l'uso del potere da parte di certe caricature politiche, che in modo ingannevole continuano a richiamare i concetti di democrazia, libertà e giustizia.
Se non ci svegliamo, se non ci leviamo un po' del fumo che ci stanno buttando negli occhi, rischiamo di fare la fine di quelle "creature di fuori [che] guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due".

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martedì 24 giugno 2008

Postilli Riccio, l'ultima spiaggia

Da Ecovie ricevo e pubblico volentieri, il comunicato di seguito. Da tempo ormai l'Abruzzo, Regione Verde d'Europa, è minacciata da progetti industriali devastanti per il territorio (centro oli; perforazioni petrolifere; termovalorizzatori). Difendere il territorio da uno sviluppo industriale che mette in pericolo l'ambiente e la salute dei cittadini, innanzitutto attraverso l'informazione e la partecipazione, è oggi prioritario.



Cari amici,
di seguito il riferimento ad un video che fa il punto sul progetto Postilli-Riccio: un'autostrada sul mare pronta a cancellare l'ultimo tratto incontaminato di mare abruzzese.

L'ennesimo piano sbagliato per una costa di ben altro valore, l'ennesima smania di cemento, l'ultimo grido d'allarme lanciato da chi conosce il territorio, lo vive e lo ama.
A voi "Postilli Riccio, l'ultima spiaggia" a cura del Comitato per la tutela della Costa Teatina e tanti altri ancora...






Un abbraccio e a presto,
Roberta Mancinelli

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venerdì 20 giugno 2008

Il progetto Dal Molin è illegale. Lo ha stabilito il TAR

Ora lo ha stabilito anche il TAR del Veneto: illegale è il governo USA, illegale è il governo italiano. Hanno ragione i vicentini, e tutti quanti si sono opposti alla costruzione della nuova base militare americana a Vicenza.
Il Tar del Veneto ha detto no alla costruzione della nuova base militare americana, perchè i cittadini non sono stati consultati, nonostante la consultazione dei cittadini fosse prevista dal memorandum Usa-Italia, con il quale si era il governo italiano aveva accettato le richieste USA.

Ma non è tutto. Nella sentenza si legge anche che un'altra importante motivazione, sul no del TAR al raddoppio della base militare Dal Molin: sono emersi infatti anche «gravi dubbi sulla Vinca» (la valutazione di incidenza ambientale). In pratica, il TAR ha avanzato forti perplessità sulla corretta valutazione dell'incidenza che la cementificazione e lo sfruttamento di risorse di quel territorio, avrebbe avuto sull'ambiente.
Sono stati smascherati coloro che avrebbero voluto distruggere un territorio, per creare un nuovo avamposto alla guerra permanente. Avevano ragione i cittadini ed i movimenti pacifisti, che vedevano nella costruzione della nuova base, una violazione dell'artiicolo 11 della nostra Costituzione. Avevano ragione tutti i cittadini di Vicenza a temere per i pericoli reali per l'ambiente, che sarebbero derivati dal getto di migliaia di metri cubi di cemento. Ed avevano ragione a chiedere un referendum cittadino, per avere parola e poter decidere delle sorti della proprio territorio.

La lotta dei No-Dal Molin è stata ed è, una lotta contro il tentativo di scippo di un terriorio, che avrebbe favorito un'economia di guerra. Con questa sentenza ai vicentini è stato restituito il diritto ad essere sovrani dell'utilizzo consapevole del proprio territorio. Una sovranità che dovrebbe permettere alla popolazione di potere liberamente scegliere come vivere un determinato luogo.
Certamente non è finita qui, perchè ci sarà chi tenterà di affossare questa sentenza. Ma oggi nutro qualche speranza in più, di vedere ristabilito un ordine realmente democratico in questo nostro malato Paese.

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giovedì 19 giugno 2008

Se nel Parlamento europeo sedessero dei bonobo, non sarebbe passata la "direttiva della vergogna"

Nella mattinata di ieri il Parlamento Europeo ha approvato la "direttiva della vergogna", con la quale l'Unione Europea inasprisce le attività di contrasto delle migrazioni irregolari e si chiude in se stessa.
Da ieri i migranti irregolari potranno essere rinchiusi in centri di detenzione per 18 mesi, per aver commesso un'irregolarità amministrativa. I migranti colti nell'irregolarità, non potranno godere delle stesse regole processuali stabilite per chiunque altro. Nemmeno i bambini sono risparmiati da questa violenta direttiva, prevedendo l’espulsione ed il trattenimento dei minori non accompagnati, nonostante questo trattamento violi le convenzioni internazionali che proteggono i diritti dei minori.
E non è finita. Si stabilisce la possibilità di deportare migranti irregolari nei paesi di transito. Per "contropartita", a quei paesi, dove spesso le convenzioni sui diritti umani non sono mai state ratificate (vedi la Libia, paese di transito per l'Italia), l’Unione Europea corrisponderà ingenti somme. Un vero e proprio mercato di esseri umani.
Di fatto viene respinta la possibilità di pensare un'Europa di accolgienza e di tutela dei diritti umani. Un'Europa che si risveglia intollerante verso le povertà che contribuisce a generare. Si prefigura un'Europa chiusa in se stessa, un continente che si fa fortezza e che non permette la socializzazione, lo scambio culturale. Un'Europa egoista ed arrogante.
D'altronde la deriva intollerante ed autoritaria dell'Europa era in corso da tempo. Da tempo si andava costruendo l'idea del nemico interno, fatto coincidere con l'immigrato. Quello che occuperebbe un posto di lavoro, altrimenti svolto da un disoccupato francese; lo stesso che ruberebbe la macchina di un tedesco; quello che violenterebbe una donna italiana; a prescindere, perchè immigrato.
Questa direttiva non fa altro che dichiarare ufficialmente nemico lo straniero. Si sancisce l'avversione ad una convivenza pacifica tra migranti e nativi. Si decreta con questa direttiva, il definitivo abbandono della speranza di un'Europa garante dei diritti umani.
Da oggi è ufficiale: le ricchezze europee non possono essere condivise; non è assolutamente possibile mangiare nello stesso ricco piatto.
Ed ora mi tornano in mente i bonobo e la loro organizzazione sociale. Chi sono i bonobo? Sono scimmie, altrimenti chiamate scimpanzé pigmee o scimpanzé nane. La differenza tra il patrimonio genetico di questi animali e quello dell'uomo ammonterebbe al 1,6%. Una differenza molto lieve, ma che ha permesso ai bonobo un'organizzazione sociale basata sulla conciliazione anzichè sulla dominazione. Tra i bonobo la convivenza è pacifica ed esiste una cultura di collaborazione e di condivisione delle risorse. Se due gruppi diversi di bonobo si incontrano nella foresta, condividono il cibo, invece di combattersi.
Avessimo avuto quell'1,6% di genomi che ci differenzia dai bonobo, in questo momento staremmo amoreggiando. E invece continuiamo a mordere il culo a chi fugge da guerre e miserie.

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lunedì 16 giugno 2008

Come il "sogno n.2" ... eppure non sto dormendo!

Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?

Così cantava De Andrè nel Sogno n. 2 nel 1973. In quella canzone, De Andrè raccontava di un imputato le cui azioni erano spinte dalla ricerca di un potere personale; un imputato che decide per sè e per gli altri; un imputato che attraverso le sue azioni era diventato il potere, e che ora poteva decidere addirittura se essere o meno giudicato, se essere o meno condannato.

Anche oggi, un giudice della Repubblica italiana, deve chiedere al potere se può giudicare. Ed il potere oggi è detenuto da Berlusconi e dal suo governo.
Un potere che ha avviato un'iter legislativo, per
sospendere i processi che il potere ritiene "non necessari". E quali sarebbero i processi "non necessari"? Quelli che non prevedono imputati detenuti e quelli per reati che non abbiano messo in pericolo la sicurezza pubblica, o che non abbiano comportato grave allarme sociale. Può trarre vantaggio Berlusconi da tale provvedimento? Certo che può ed è il suo obiettivo: bloccare la sentenza del processo Mills dov'è imputato di corruzione in atti giudiziari.

Riflettendo su questo provvedimento di re Silvio IV, mi è tornato in mente il pensiero di Montesquieu, il quale sosteneva, già nel XVIII secolo, che per evitare arbitri e soprusi i tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) devono restare separati. Oggi assistiamo invece ad un Governo (potere esecutivo) che emana leggi per contrastare l'operato dei giudici (potere giudiziario), e lo fa innanzitutto scavalcando la discussione parlamentare (potere legislativo), visto che verrà presentato un emendamento al decreto sicurezza. Con tanti saluti alla separazione dei poteri.
Buonanotte Democrazia!

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venerdì 13 giugno 2008

La classe operaia esiste e va in paradiso ... troppo presto

Esiste ancora la classe operaia? Certo che esiste, per quanto si cerchi di nasconderla, di mimetizzarla. Nonostante i proclami di pace sociale, di inventati interessi comuni tra lavoratori e padroni, ancora la classe operaia esiste e si distingue dalla classe padronale.
Se c'è qualcuno che la crede superata, finita; se ancora qualcuno si ostina a ripetere che la classe operaia è un concetto anacronistico; vada a farsi un giro in un'acciaieria, dove si brucia vivi per l'assenza di mezzi antincendio; provi a sentire quali veleni si respirano all'interno di un depuratore, se non si dispongono di respiratori; che provi a compiere un volo di decine di metri per un ponteggio che crolla sotto i piedi. Provi tutto questo chi si ostina a dire che la classe operaia non esiste.
Della classe operaia facevano parte anche le 474 vittime del lavoro dall'inizio di quest'anno, per le quali nessuno si è sentito in dovere di spendere una sola parola. Non sono meritevoli della pietà umana, perchè non sono morti insieme, ma ognuno nel proprio posto di lavoro, a chilometri di distanza l'uno dall'altro.
La classe operaia esiste e ne fanno parte tutti quei lavoratori, che ogni giorno rischiano la propria vita e muoiono per pochi euro al mese, per fare il profitto di chi li tiene nella miseria.
La classe operaia esiste e ne fanno parte milioni di persone in carne ed ossa, spesso malvisti e maltrattati, sfruttati e sottopagati, fino ad essere anche uccisi da un lavoro che risponde solo alla logica del profitto di chi li tiene come animali da soma.
La classe operaia esiste e ne fanno parte tutti quei lavoratori che sono costretti ad una vita d'inferno in questo mondo, che vanno in paradiso troppo presto, un po' alla volta e nella peggiore, vergognosa indifferenza.

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giovedì 12 giugno 2008

Ieri 10 morti sul lavoro. E' una vergogna.

Riporto una e-mail che Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e
Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, mi ha inviato e che condivido pienamente.
Approfitto per un ringraziamento personale a Marco, per il suo impegno costante e su ogni fronte (dalle lettere aperte al Presidente della Repubblica, alla partecipazione all'ultimo V-day di Grillo), per denunciare situazioni di profonde carenze nel sistema della prevenzione e protezione dei lavoratori.

"Io ho un dono, qualcuno potrebbe considerarlo un difetto, cioè quello di parlare chiaro:

Nella sola giornata di oggi sono morti sul lavoro dieci operai. Si, avete letto bene, 10 operai.
Leggendo le varie agenzie di stampa, mi sarei aspettato, almeno questa volta, dei fatti concreti da parte dei politici, sindacati, per fermare queste stragi sul lavoro, invece, le solite parole di circostanza.
Neanche questa volta i sindacati confederali proclameranno uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale a Roma, per dare un segnale forte e dire BASTA a queste stragi sul lavoro, anzi domani si siederanno ad un tavolo con il Ministro del Lavoro Sacconi, con le imprese, per trovare una soluzione alle morti sul lavoro.
Bisogna ricordarlo, perchè queste cose io non posso dimenticarle, che il Ministro del Lavoro Sacconi, fino a domenica 8 giugno, andava dicendo (davanti a giovani imprenditori a Santa Margherita Ligure), che bisogna modificare il testo unico per la sicurezza sul lavoro, "perché la sicurezza non può essere sostenuta da odiosi incrementi di adempimenti formali e da sanzioni sproporzionate".
Voglio proprio vedere se lo ripeterà anche domani, dopo i 10 operai morti nella giornata di oggi.
La verità, anche a costo di ripeterlo fino allo spasimo, è che in Italia manca la cultura della sicurezza sul lavoro, sia nei lavoratori, che nei datori di lavoro, ma soprattutto mancano i controlli, perchè il personale ispettivo della Asl (tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro) è ridotto all'osso (circa 2 mila ispettori), con circa 5 milioni di aziende da controllare.
Bisogna smetterla di fare le parole, e fare una cosa subito, fin da domani: un decreto che sblocchi l'assunzione dei tecnici della prevenzione dell'Asl, che includa la sicurezza sul lavoro come materia d'insegnamento fin dal prossimo anno scolastico (partendo dalle scuole elementari), il carcere per gli imprenditori che sono responsabili di infortuni gravi o mortali.

Non voglio più leggere di sentenze come quella, che per la morte di un operaio di 23 anni (Andrea Gagliardoni, figlio di una mia amica, morto con il cranio schiacciato in una pressa tampografica), i due imputati, amministratore delegato dell'Asoplast, e quello della ditta costruttrice della pressa, sono stati condannati a 8 mesi con la condizionale, con sospensione della pena.
E' una vergogna!!!

Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e
Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.



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mercoledì 11 giugno 2008

Ritorno ad un passato lontano di 91 anni, per i diritti del lavoro

La notizia che l'Unione Europea ha emesso una nuova direttiva, con la quale si stabilisce la possibilità per ogni Stato membro di modificare la propria legislazione, per allungare la durata lavorativa settimanale dalle 48 ore attuali fino alle 65 ore, è passata un po' in sordina, con articoli alle pagine interne, nei principali quotidiani nazionali.
Eppure si tratta di un provvedimento che potrà cambiare di molto le condizioni del lavoro e seppure la direttiva dovrà passare per l'approvazione del parlamento europeo per avere validità, rimane tuttavia il tentativo dei governi europei, di sfruttare quanto più possibile la merce-lavoro. Braccia e cervelli da spremere come limoni.

Un tentativo analogo già ci fù tre anni fa, quando l'ammissione della cosiddetta clausola "opt out" è rimasta bloccata a causa dell'opposizione fatta da Francia, Italia e Spagna. Questa volta, invece, i rappresentanti del governo italiano sono stati tra i primi ad accettare la clausola.
Di fatto si tratta di un ritorno al passato di 91 anni, a quando cioè le 48 ore di lavoro settimanali erano state stabilite come un diritto sociale dall'ILO.
Rimane tuttavia il limite di 48 ore di lavoro settimanali, per i lavoratori impiegati per più di 10 settimane e comunque le 60-65 ore, possono essere applicate solo nel caso in cui il lavoratore acconsenta.

Volendo azzardare una traduzione dal politichese, si potrebbe dire:

"se sei precario, ti viene fatto un contratto della durata minore di tre mesi, così che sotto il ricatto aziendale sei costretto ad accettare una clausola che ti impone di lavorare anche più di 10 ore al giorno, per sei giorni alla settimana. E se tieni bassa la testa, se fai il bravo e ti fai sfruttare, se rinunci senza protestare a buona parte dei tuoi rapporti sociali, alle tue relazioni personali, agli affetti familiari, forse fra tre mesi ti viene rinnovato il contratto. Ovvio, della durata di meno di 10 settimane, così potrai lavorare tanto, essere produttivo, contribuire a fare incrementare il PIL ed accrescere i profitti dei padroni.
Quando poi sarai stanco, quando avrai esaurito le tue forze, o quando i ritmi di lavoro ti avranno consumato fino anche ad ucciderti, non preoccuparti ... tanto sei un prodotto facilmente riciclabile"


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martedì 10 giugno 2008

AAA: politici mediocri cercano inceneritore di rifiuti!

Probabilmente il colore verde a qualcuno in Abruzzo proprio non deve piacere. Non mi riferisco al verde sfoggiato in ogni occasione dalla Lega Nord. Parlo molto più semplicemente, del verde come colore simbolo della natura, della tutela ambientale, del rispetto del territorio e del suo habitat naturale. Perchè? Perchè sembra che gli amministratori abruzzesi, dal presidente regionale Del Turco ai sindaci dei comuni più piccoli, facciano a gara a chi peggio e più violentemente riesca ad impattare sull'ambiente.
In questi giorni la sezione abruzzese del club degli "incoscienti ecologici" (ma coscienti dei profitti), arruola il sindaco di Cupello, Angelo Pollutri che ha chiesto alla regione di individuare nel territorio del suo comune uno dei tre inceneritori previsti dal nuovo Piano Regionale Rifiuti.
Dopo la turbogas di Gissi, il progetto Centro Oli ad Ortona, le piattaforme petrolifere a Vasto, già una megadiscarica a Cupello, ora il tentativo di impiantare un inceneritore. Tutto a pochi chilometri di distanza tra loro, e tutti a ridosso o all'interno del neonato Parco Nazionale della Costa Teatina. Tutti insistenti in un'area della Regione Abruzzo, caratterizzata da un turismo e dai prodotti tipici agricoli, che sono due pilastri dell'economia della zona.
Tralascio il problema delle nanoparticelle che un inceneritore emette nell'aria in grandi quantità. Lascio da parte il discorso delle patologie causate dal vivere nei pressi di un inceneritore. Non voglio considerare in questo caso, che i veleni emessi dall'incenerimento dei rifiuti, entrano nella catena alimentare con tutti i danni immaginabili per la salute umana. Lascio da parte tutte queste considerazioni che non potrebbero scalfire i pensieri degli amministratori locali, rinchiusi nello stretto recinto del tornaconto economico.
Ma anche su questo fronte, il sindaco di Cupello e gli altri amministratori locali che con la loro approvazione o anche con il silenzio appoggiano la sciagurata idea di Angelo Pollutri, dimostrano la loro poca lungimiranza. Infatti è ormai dimostrato che un inceneritore non è economicamente conveniente, se non grazie alla truffa italiana del CIP6, che finanzia questi impianti a discapito delle energie rinnovabili. Tanto che nel resto del mondo, USA compresi, gli inceneritori non vengono più costruiti da anni, mentre si privilegia la raccolta differenziata, premessa per un corretto riciclaggio dei rifiuti, che consente di recuperare oltre 4 milioni di kilocalorie per ogni tonnellata di rifiuti, contro i poco più di 1 milione dell'incenerimento.
L'antieconomicità dell'incenerimento dei rifiuti, c'è lo sta dimostrando soprattutto in quest'ultimo periodo la Germania, dove vengono inviate (a caro prezzo per l'Italia) le ecoballe campane che contengono rifiuti tal quale. Negli impianti tedeschi i rifiuti nostrani vengono separati e riciclati, per essere trasformati in materia prima secondaria e come tali venduti.
In questo modo in Germania ci si permette un doppio guadagno immediato, un notevole risparmio energetico, meno costi di materia prima, minore sfruttamento delle risorse ... più salute e ambiente più pulito.
Ora prendete l'elenco dei vantaggi tedeschi appena elencati, ribaltateli ed otterrete gli svantaggi per il territorio, nel caso si permettesse la costruzione di un inceneritore. E poi provate ad usare questo metodo, per valutare le capacità politiche dei nostri amministratori: credete di poter concedere un giudizio superiore al mediocre?

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Quanto vale la vità di una persona?

Quanto vale la vita di una persona? Una domanda che può apparire assolutamente banale, ma non lo è. Dipende dal contesto nel quale la domanda viene rivolta; dipende dalla persona a cui viene posta; dipende dalla vita di quale persona si sta parlando.
Ad esempio, nella clinica privata milanese Santa Rita, la vita di una persona malata, secondo qualche medico specialista, poteva valere, a seconda dei casi, anche poco meno di 30.000 euro.
Nella Clinica Santa Rita, ormai definita "Clinica degli orrori", stando alle accuse delle pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, sarebbero stati eseguiti interventi chirurgici ritenuti «dannosi, inutili, crudeli, avventati, inspiegabili nei confronti di ignari pazienti», allo scopo di ricevere sostanziosi rimborsi dal SSN e per i medici coinvolti, per vedere lievitare i propri compensi anche a 28.000 euro al mese.
Questa sfrenata avidità di diversi medici della clinica privata milanese, avrebbe addirittura portato alla morte di 5 persone, pazienti ignari del fatto che quella che appariva una eccellente clinica privata accreditata, era in realtà una macchina per fare soldi, speculando sulla salute delle persone.
Ovvi i commenti di tanti sfegatati sostenitori della sanità privata: "si tratta di un caso su tanti"; "non si possono condannare tutte le cliniche private, per un singolo caso"; e via discorrendo. Ovvi commenti, ovviamente e banalmente condivisibili.
Ma non credo che il succo del ragionamento sia il numero di casi di malasanità privata (anche se qui si tratta di vera e propria criminalità). La riflessione credo debba concentrarsi sulla possibilità di ogni singola persona, di vedersi garantito il proprio diritto alla salute. E la domanda che mi pongo è: davvero si può essere garantiti del proprio diritto alla salute, aziendalizzando il SSN? La risposta che mi sono dato è che no, non è possibile.
Non è una risposta ideologica. Ritengo che il diritto alla salute di ogni essere umano, che sia indipendente dallo stato sociale, dal sesso, dal colore della pelle, dalla religione o appartenenza politica, è in contrasto con i criteri di efficienza economica e di ricerca del profitto, propri di una qualunque azienda, anche fosse del settore sanitario.
La salute è un bisogno essenziale dell'essere umano, che per essere garantito deve essere necessariamente supportato da un ordine sociale, che si basi anche sul concetto di solidarietà e di rispetto della persona in ogni caso. E non mi pare che la religione del libero mercato, che prevede la venerazione del dio denaro, riconosca tra i valori irrinuciabili, quello della solidarietà e del rispetto della dignità umana.

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