mercoledì 20 febbraio 2008

Medici obiettori: è ora di dire basta!

Più il dibattito sull'aborto va avanti, più mi accorgo di quanto quella parte di opinione antiabortista, spesso cattolica ed a volte atea devota, ipocritamente si ponga a difesa del presunto diritto di obiezione di coscienza dei medici.
Tale possibilità, oggi concessa ai medici, mette in chiara difficoltà le donne che per un motivo o per un altro, decidono di abortire. Tale libertà concessa ai medici, di fatto limita la possibilità per le donne, di poter pienamente e liberamente disporre del proprio corpo e di scegliere se vivere una maternità.
E' conosciuta ed è scandalosa l'alta percentuale di medici obiettori presenti nelle strutture sanitarie, che a volte addirittura raggiunge il 100%, obbligando le donne, quando non hanno la possibilità di recarsi in altra struttura, perchè magari troppo lontana e/o economicamente non accessibile, a ricorrere a metodi abortivi pericolosi per la loro stessa vita.

La normativa attuale consente al medico di proclamarsi obiettore di coscienza e di praticare questa scelta. Ma le stesse norme, obbligano le strutture sanitarie a garantire la pratica dell'interruzione di gravidanza. Quest'ultima parte è ovviamente spesso disattesa, ma in pochi ne parlano.
Per quanto mi riguarda, io credo che la professione medica è incompatibile con l'obiezione di coscienza. Se si pensa di dover obiettare contro obblighi professionali, semplicemente deve scegliere di praticare un'altra professione.
Io stesso sono stato e sono un obiettore di coscienza, non dal punto di vista medico, ma da quello militare. La mia coscienza obietta contro l'uso delle armi e perciò ho fatto servizio civile. Ho esercitato il mio diritto all'obiezione di coscienza, ma insieme ad esso ho rinunciato (volentieri, volente ed in coscienza) alla possibilità di praticare una qualunque professione che preveda l'utilizzo di armi.
Stessa cosa credo debba essere per chi obietta contro degli obblighi professionali. Contestualmente all'obiezione nei confronti di determinati obblighi, si rinuncia all'esercizio della specifica professione.Altrimenti, chi accetta che ad un medico cattolico o ateo devoto, nonostante gli obblighi impostogli dalla professione, debba essere garantito il diritto all'obiezione di coscienza e per questo possa rifiutare di praticare un intervento di interruzione di gravidanza, dovrebbe accettare allo stesso modo altri ipotetici casi analoghi. Non credo che tra quanti ritengono che l'obiezione di coscienza di un medico debba essere garantita, continuerebbero a pensarla allo stesso modo se, trovandosi malauguratamente di fronte alla necessità di una trasfusione, questa gli venisse negata da un medico testimone di Geova. Non oso immaginare la reazione di una persona che abbia bisogno di un itervento urgente, ma si trovasse nell'impossibilità di essere operato perchè il medico di turno è musulmano ed in coscienza di fede non può intervenire su una persona di sesso opposto.
Onestamente non credo che in casi come quelli descritti sopra, ci troveremmo di fronte alla stessa nutrita schiera di difensori dell'obiezione di coscienza medica.

3 commenti:

Unknown 20 febbraio 2008 alle ore 19:51  

Chiarissimo e perfettissimo il tuo post. Siamo proprio messi male con questi ipocattomedici. Ciao!

Crocco1830 20 febbraio 2008 alle ore 21:33  

Si, davvero messi male. E' ora che venga presa una posizione chiara.

Anonimo,  18 agosto 2010 alle ore 09:46  

Ma anche no. Chi sei tu per dire di aver ragione, Dio in terra ? per favore. Già l'aborto è una vergogna, almeno abbiamo medici sani di mente che si rifiutano di praticare questa barbaria. Non c'è difatti differenza tra aborto e infanticidio, e se per uccidere un bambino di 2 anni vai in prigione, dovrebbe essere anche per un feto di 2 mesi (o 2 settimane)...

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