lunedì 21 gennaio 2008

Napolitano si scusa con il papa. Non anche da parte mia.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a Benedetto XVI una lettera personale. Il rammarico e' il sentimento prevalente con cui la politica tutta, ha accolto la notizia dell'annullamento della visita alla Sapienza. Un sentimento di cui si e' fatto interprete il presidente Napolitano. Il dispiacere e' bipartisan: la stragrande maggioranza degli interventi ha condannato i 67 docenti che si sono opposti alla visita. Questa la notizia ANSA del 15 gennaio.

Una lettera personale scritta dal Presidente della Repubblica italiana, figura istituzionale che rappresenta l'unità nazionale, che si è sentito in dovere di porgere formalmente le proprie scuse a papa Benedetto XVI e che personalmente non condivido e quindi certamente non espressione del mio sentire sulla vicenda del rifiuto del papa, all'invito a La Sapienza.
Non condivido e perciò non mi sento rappresentato dalle scuse che Napolitano ha rivolto al pontefice, per l'intolleranza di cui quest'ultimo sarebbe stato vittima. Contrariamente a quanto è stato urlato da più organi di stampa, da tutti i telegiornali nazionali e da gran parte del mondo politico, la realtà dei fatti racconta altro e l'opposto di atti intolleranti, da parte di quanti si sono giustamente sentiti in dovere di esprimere il proprio dissenso.

La realtà dei fatti racconta di un'invito fatto al papa dal magnifico rettore dell'Università romana, in modo unilaterale e senza alcuna preventiva consultazione con il senato academico, a cui è seguita una lettera di dissenso del professor Cini e di altre decine di professori. A quel dissenso hanno aderito, sempre in maniera assolutamente pacifica, tanti studenti che avrebbero organizzato degli happening, a qualche centinanio di metri da dove Joseph Ratzinger avrebbe dovuto pronunciare il suo monologo, tra gli appalusi di quanti quel discorso avrebbero ed hanno successivamente condisviso, nella lettura data, nonostante la sua assenza.
E' proprio qui sta un'altro elemento determinante, che non mi permette di vedermi allineato al coro di scuse che al pontefice sono state rivolte, nè di vedermi rappresentato nella lettera di Napolitano al papa. Perchè la scuse richieste al pontefice, attengono ad una presunta negazione del dialogo, da parte dei professori e degli studenti, additati perciò come intolleranti nei confronti di un diverso modo di vedere il mondo e la scienza.
Ad onor del vero, papa Ratzinger non era di fronte ad alcuna forma di impedimento. Ha scelto di declinare l'invito del rettore, perchè non tollerava di non sentire risuonare nell'intera struttura universitaria, un plauso unanime. Non ha accettato il sommo pontefice la presenza, in altra parte della cittadella universitaria, di persone che manifestavano il loro dissenso, facendo esprimere le proprie libere coscienze di cittadini di questa Repubblica. Non è questa una semplice mia maliziosa allusione, dato che dagli stessi ambienti vaticani, è stato motivato il rifiuto del papa, con la precisazione che Ratzinger non gradiva recarsi in visita presso "una famiglia divisa".
La forma di monologo nella comunicazione; la scelta di non avere alcun interlocutore con cui dibattere i temi etici e morali, valori dei quali il papa si vorrebbe fare portatore unico ed universalmente accettato e condiviso; il non consentire il suono di alcuna voce di dissenso; queste cose sono tutt'altro che indice di propensione al dialogo. Al contrario, appaiono come espressione di un totalitarismo ideologico e perciò di vera intolleranza.
Mentre in una consolidata e realmente praticata democrazia, ogni voce seppure minoritaria - come è stata definita quella che ha contestato l'invito al papa - deve poter godere della massima dignità e deve avere garanzia di potersi esprimere e di essere ascoltata. Anche quando questa voce risuonasse isolata.
Oggi invece, mi pare si voglia consentire un'espressione confinata entro un determinato recinto, che è quello di un pensiero che si vorrebbe omologato e schiacciato su dogmi assunti a verità assoluta. Una dittatura del pensiero e delle coscienze a cui sembriamo quasi irrimediabilmente sottoposti e che come ogni dittatura utilizza oltre che il potere politico, anche quello mediatico ad uso di vera e propria propaganda.

Non apparirebbe perciò inopportuno se il Presidente Napolitano, nel rappresentare l'unità nazionale e perciò di tutti i cittadini nessuno escluso, dando valore al diritto costituzionale di libera manifestazione del pensiero, volesse porgere le proprie scuse a tutti quei cittadini della Repubblica Italiana, sottoposti alla mortificazione di un proprio diritto civile che dovrebbe essere costituzionalmente garantito.

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