giovedì 24 gennaio 2008

In risposta alla rabbia di un lavoratore della Pietro Pilenga sul caso Giolivo Zanotti

(Ricevuto da un operaio della ditta Officine Pietro Pilenga di Comun Nuovo e pubblicato integralmente e senza modifiche, questo commento relativo al caso del Sig. Giolivo Zanotti, sospeso per avere denunciato le carenze di sicurezza all'interno della fabbrica).

Zanotti Giolivo non ha detto la verita', ha strumentalizzato il suo episodio solo per una vandetta personale nei confronti del suo datore di lavoro.
Zanotti Giolivo e' stato sospeso perche' ha formalmente denunciato un collega di lavoro, che fumava una sigaretta lavorando su di una macchina accanto alla sua, scrivendo il nome del collega su una bolla di produzione. Zanotti ha denunciato questo suo collega perche' ascoltava musica DURANTE IL TURNO DI NOTTE con un lettore mp3;una grave mancanza vero???? Zanotti Giolivo non e' un santo votato ad una giusta causa, ma un invidioso che chiama il proprio datore di lavoro PADRONE!!! Termine arcaico oserei dire....Un PADRONE che in 30 anni di attivita' non ha mai fatto un giorno di cassa integrazione, nemmeno nei momenti in cui avrebbe potuto usufruirne. Albani Valter e Zanotti Giolivo hanno screditato in TV un'azienda in cui lavorano 250 persone, la maggior parte ha famiglia..... Screditare un'azienda, che non ha nulla in comune con la tyssen krupp, senza pensare alle conseguenze...lo definirei stupido, soprattuto se dietro a Zanotti ed Albani c'e' un sindacato come la CGL che ha dato loro una mano per mettere in piedi un teatrino di bandiere rosse e false accuse. Le Officine Pietro PIlenga non sono la Tyssen Krupp!!! Come Zanotti ed Albani hanno voluto far credere in tv! Alcuni clienti pero' hanno dato credito a queste nefandezze ritardando delle commesse!! RISULTATO??! DOMANDA DI CASSA INTEGRAZIONE PER 86 PERSONE PER 3 SETTIMANE!!! E DA LUNEDI' 28/01/2008 86 PERSONE PRENDERANNO L'80% DI STIPENDIO PER 3 SETTIMANE. Un grazie va a Giolivo Zanotti e Albani Valter, PALADINI DELLA GIUSTIZIA! GRAZIE!!!

UN OPERAIO DELLA PIETRO PILENGA


Capisco il risentimento per la cassa integrazione che ora gli operai delle Officine Pietro Pilenga saranno costretti a subire. Così come capisco i disagi a cui gli stessi andranno incontro, per la riduzione del salario del 20% per tre settimane.
Capisco meno però, il senso di certe precisazioni contenute nel commento dell'operaio della ditta, come quelle che raccontano delle denuncie, che sarebbero state fatte da Giolivo Zannotti, nei confronti di colleghi (uno perchè fumava una sigaretta durante operazioni su un macchinario, l'altro perchè ascoltava musica con un lettore MP3 durante l'orario di lavoro). Non conoscendo la realtà aziendale e non avendo specificato nel commento, a quali macchine stessero operando i "denunciati", non posso di certo avanzare alcuna ipotesi sulla pericolosità dei comportamenti. A parte il divieto di fumo nei luoghi di lavoro, imposto dalla normativa vigente, mi pare però evidente che se il fumatore stava operando su una macchina suscettibile di innescare un incendio o di esplodere, bene ha fatto Giolivo Zanotti ha far presente la situazione. In riguardo all'MP3, rimane da considerare la possibilità che l'ascolto della musica, potesse inibire il lavoratore dal rilevare situazioni di pericolo. Se così fosse stato, il sig. Zanotti avrebbe dato dimostrazione di grande cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Ma se anche così non fosse stato, se cioè Giolivo Zanotti avesse denunciato dei suoi colleghi per una qualunque rivalsa nei loro confronti (rimane il fatto che quei due colleghi non rispettavano certe precauzioni), non mi pare che cambi il senso della vicenda.
Insomma, è vero oppure no che il sig. Zanotti aveva fatto presente delle inadempienze all'azienda? E' vero o no che si sono registrati diversi ed anche gravi infortuni all'interno dell'azienda? E' vero o no che le Officine Pietro Pilenga
ha avuto 7 ispezioni della Asl, record assoluto in Italia? E rimane tuttavia il fatto che Giolivo Zanotti ha espressamente adempiuto all'obbligo impostogli dal Decreto 626/94, che all'art. 5, impone a lui ed ad ogni lavoratore di segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dispositivi, nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza. Mentre rimane in obbligo al datore di lavoro l'obbligo di rimuovere le cause di rischio.
Nel caso delle Officine Pietro Pilenga, al di là delle doti morali ed umane del sig. Zanotti (di cui non parlo, non conoscendo la persona) che si vorrebbero fare passare come una discriminante per gli obblighi imposti in materia di sicurezza in carico al datore di lavoro, i dirigenti anzichè rimuovere i fattori di rischio hanno sospeso il lavoratore. Questo, non altri, è il dato da considerare. E questo dato cosa significa, se non che la dirigenza della Officine Pietro Pilenga avevano valutato di accettare il rischio infortunio, perchè dal punto di vista economico non era conveniente rimuore le fonti del pericolo stesso? In sostanza anche in questo caso, l'azienda pare abbia valutato la probabilità che il rischio si trasformasse in infortunio, concludendo che la spesa economica per eliminare o almeno ridurre il rischio alla fonte (obbligo previsto dal D.Lgs. 626/94), non fosse conveniente. E non è forse questa la cultura d'impresa che ha spinto i dirigenti della ThyssenKrupp, ha non eseguire le manutenzioni necessarie ed a non mantenere efficienti i mezzi di estinzione incendi?
Questo logica, che non può essere da me confermata dalla conoscenza della realtà aziendale, è comunque ben visibile nel momento in cui Giolivo Zanotti racconta di alcuni infortuni gravi e nonostante ciò, gli impianti continuavano ad essere tenuti in modo da rimanere fonti di pericolo per gli operai.
Ecco allora, che nel momento in cui si subordina la tutela dell'integrità fisica dei lavoratori al vantaggio economico e per di più lo si fa in maniera arrogante (la sospensione di chi protesta su tali condizioni), si prefigura nell'esercizio delle funzioni del datore di lavoro un controllo - ma direi un dominio - economico, sociale ed individuale nei confronti dei lavoratori. Come chiamare una figura che si arroga questo potere, se non PADRONE?
Ora, l'operaio che mi scrive dice che, a causa di quella vicenda, alcuni clienti hanno ritardato le commesse ed in conseguenza a ciò, 86 persone saranno costrette alla cassa integrazione per tre settimane. E' questa, secondo lo stesso operaio, una cosa inaccettabile. Mi chiedo se invece possa essere accettata la condizione per la quale, pur di non perdere o tardare una commessa, si possa mettere a rischio la vita dei lavoratori. Io credo che il profitto non possa essere perseguito a mezzo di vite umane o comunque a scapito della salute dei lavoratori.

10 commenti:

Anonimo,  25 gennaio 2008 alle ore 10:47  

Caro amico, grazie per aver risposto al mio sfogo.
Cosi' mi dai modo di poter spiegar meglio cio' che voglio far capire a chi ha letto articoli rigurdanti tale vicenda.
Alle Officine Pietro Pilenga non e' mai esploso nulla per una sigaretta, non e' possibile perche' non lavoriamo a contatto con sostanze infiammabili.
E' altresi' vero che la Pilenga ha subito 7 ispezioni della ASL, e grazie a queste ispezioni molte cose sono cambiate.
E' stato messo un impianto di aspirazione in fonderia, periodicamente vengono sostituiti filtri per le polveri sulle macchine a controllo numerico, sono state assunte delle persone per pulire il pavimento dell'officina nel caso di fuoriuscita di refrigerante dalle macchine.
(il refrigerante esce dalle macchine perche' talvolta l'operatore si dimentica di chiudere un rubinetto, non per altro).
E' stato fatto tanto per la sicurezza, grazie alle denunce del sig. Zanotti.
Ma la faccenda qui e' un'altra.
La battaglia di Zanotti per far rispettare la sicurezza e' diventata una guerra personale contro la direzione che non giova a nessuno.
Il tutto e' sfociato in quell'intervento su RAI 3, dove l'azienda e' stata messa in parallelo al caso della ThyssenKrupp.
A seguito dell'intervento in tv sono stati scritti diversi articoli su giornali e pagine web in cui si sono dette mezze verita' o addirittura falsita'.
L'esempio piu' eclatante riguarda la morte di un operaio senegalese di 2 anni fa.
E' stata fatta passare per la morte di un operaio della Pilenga avvenuta in fonderia, ma non e' cosi'.
Il povero Ragazzo senegalese lavorava per l'impresa edile che si stava occupando del rifacimento della copertura della fonderia.
E' caduto dal tetto della fonderia perche' per spostare delle assi si e' tolto l'imbragatura.
IL ragazzo lavorava per un'impresa esterna, non e' morto lavorando ad un tornio o ai forni della fonderia.
La vicenda e' stata strumentalizzata!!!
Alle Officine Pietro Pilenga non si lavora sulla pelle degli operai!!!
Ma parliamo del delegato RLS della cigl, il sig. Albani.
Vorrei sapere perche' si e' esposto mettendo la faccia in televisione e poi non ha avuto il coraggio di presentarsi in assemblea sindacale, davanti ai suoi colleghi, per spiegare le motivazioni del suo gesto cosi' eclatante.
Vorrei portare a conoscenza i lettori del fatto che in azienda c'e' anche un altro sindacato, la cisl, rappresantata da ben tre componenti RSU.
Perche' il sig. Albani della cigl non ha informato i componenti della cisl dell'intenzione di far arrivare la Rai?
Le decisioni non vanno prese insieme??
Ora pero' e' troppo tardi, credo che la situazione sia scivolata di mano.
Ed ora, ci stiamo rimettendo tutti.

UN OPERAIO DELLA PIETRO PILENGA.

Crocco1830 25 gennaio 2008 alle ore 12:00  

Caro operaio della ditta Pietro Pilenga, ovviamente non posso replicare ad alcune affermazioni che fai, specie quella secondo la quale il sig. Zanotti avrebbe fatto delle denuncie, per rivalsa personale nei confronti della direzione aziendale.
Nè rispondo in merito all'episodio della tragica morte dell'operaio senegalese, non conoscendo la vicenda e tanto meno posso commentare quello che affermi in merito al delegato sindacale della CGIL sig. Albani.
Ripeto, non conoscendo la vicenda, onestà intellettuale mi impone il silenzio in merito.

Nonostante le tue precisazioni, delle quali ti ringrazio per averle fornite, mi pare che rimangano intatti due elementi essenziali, dei quali uno anche da te affermato: "E' stato fatto tanto per la sicurezza, grazie alle denunce del sig. Zanotti". Lo dici tu. L'altro elemento, al primo collegato direttamente, è che a seguito di denunce il sig. Zanotti è stato sospeso, contro ogni diritto garantito ai lavoratori, sia dalle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro, che dalle norme in materia di diritti dei lavoratori.
E' questo che si contesta ed in questo ambito credo debba rimanere incentrata la discussione: a seguito di denunce in materia di sicurezza sul lavoro, che pure hanno già contribuito al miglioramento delle condizioni di sicurezza, il sig. Zanotti è stato sospeso, in barba ai suoi diritti ed ai suoi obblighi di lavoratore.

Anonimo,  28 gennaio 2008 alle ore 10:05  

SI.....TANTI DIRITTI, MA NESSUN DOVERE.....COMUNISTA!

Crocco1830 28 gennaio 2008 alle ore 11:00  

Innanzitutto una precisazione, a quel finale del commento: mi si dà del comunista e lo si fa con un punto esclamativo. Come a lanciare un'accusa, un'offesa, una denigrazione. Beh ... tranquillizzo l'autore del commento: non mi sento sotto accusa, non mi ritengo offeso e non mi sento denigrato. Dirò di più: sono contento che sia stato notato questo mio essere comunista. Vuol dire che quello che scrivo, che scaturisce da personali impressioni e ragionamenti, sono in linea con quel grande ideale che si chiama comunismo. Questa premessa, tanto per l'affermazione di un mio orgoglio, che probabilmente non interessa molti.
Ciò che spero interessi, è quello che penso e che scrivo e se commenti sono stati fatti, a qualcuno deve avere interessato. Ma l'interesse deve essere tale che si presti attenzione a ciò che si legge. Tra i doveri dei lavoratori, esiste quello inconfutabile di segnalare eventuali deficenze degli impianti. Giolivo Zanotti ha adempiuto perciò ad un suo preciso dovere. Dovere del datore di lavoro, che nel momento in cui assume certi comportamenti può ben essere definito padrone (almeno io così lo definisco, sarà perchè sono orgogliosamente comunista), è quello di eliminare i rischi alla fonte. Questo non pare sia stato fatto.
Domanda che vale pochi euro (vista la semplicità della risposta): chi non ha fatto il proprio dovere? E a chi sono stati negati dei diritti?

Anonimo,  28 gennaio 2008 alle ore 21:45  

FATTI QUALCHE ORA IN FABBRICA......CHIACCHIERINA.

Crocco1830 29 gennaio 2008 alle ore 06:52  

Sarebbe troppo semplice rispondere al commento precedente, elencando le mie esperienze lavorative e di vita, di lavoratore in fabbrica ed in cantiere, anche precario ed anche sottopagato. Ma soprattutto non mi pare nè attinente all'argomento, nè utile. Perciò mi sottraggo alla provocazione e pongo invece ua semplice domanda: in cosa l'autore del commento precedente, non è d'accordo con quanto fin qui detto?

Anonimo,  2 febbraio 2008 alle ore 11:55  

Caro Crocco,sei fin troppo educato con certi personaggi tanto inutili e provocatori.Tanto coraggiosi da postare anonimi.Mio fratello non ha avuto la "fortuna di morire" come gli operai della thyssen.Strumentale o meno la richiesta di sicurezza è tutto sul posto di lavoro,e su questo nessuno si dovrebbe permettere di avere "opinioni".ho scritto "fortuna di morire" perché dentro un macchinario ci ha lasciato un braccio,un'orecchio,ha fracassato la cassa toracica e parte della sua anima.Oggi non vuole più vivere,non trova più stimoli.Non sono quì a disquisire su quale sia la verità,non mi interessa.Credo che in discorso sicurezza non deve essere preso sotto gamba.Il resto sono solo chiacchiere.

Crocco1830 2 febbraio 2008 alle ore 15:28  

Caro Poldo, educazione a parte, credo che rispondere negli stessi termini a crete provocazioni, non sarebbe stato utile. Probabilmente le mie risposte non hanno fatto cambiare idea, ma credo si sia capito che obiezioni con risposte reali, non ci sono state da parte del commentatore precedente.
Ti ringrazio per avere accennato alla tragica storia di tuo fratello. Ritengo che chi legge, anche il più reticente all'argomento, avrà dovuto capire quando si parla di sicurezza nei luoghi di lavoro, è dell'integrità fisicca e psichica di persone in carne ed ossa che si parla, non di numeri da riportare sui giornali, quando solo raggiungono un numero che permette di vendere qualche copia in più.

Anonimo,  11 aprile 2008 alle ore 12:31  

ALBANI DIMETTITI!!!!! GLI OPERAI DELLA PILENGA NON TI VOGLIONO!!! DIMETTITI!!!

Anonimo,  23 aprile 2008 alle ore 10:12  

ALBANI?! NOI SIAMO ANCORA IN CASSAINTEGRAZIONE GRAZIE ALLA TUA SPLENDIDA TROVATA E GRAZIE AL TUO COMPARE CHE FINALMENTE SE L'E' DATA A GAMBE.
TU CHE ASPETTI A SEGUIRLO???
FO' DI BALE!!!!!!

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