domenica 16 dicembre 2007

G8, prima ingiustizia è fatta

25 imputati. 24 condannati. 1 assolto. 110 anni complessivi di carcere. Otto condanne superiori a sei anni e 18 a pene inferiori. Questi i numeri della prima sentenza del primo processo sui fatti del G8 genovese.
Le condanne riguardano solo ragazzi del movimento no global, che in quei tristi giorni di luglio 2001, manifestarono la loro voglia di un'altro mondo possibile, urlata direttamente in faccia agli otto potenti della Terra.
L'accusa, per dieci di loro, quelli condannati a pene fino a 11 anni di carcere, è quella di devastazione e saccheggio. Ai restanti quattordici, ai quali pure era mossa la stessa accusa, sono stati condannati per danneggiamenti e furto.
Non è valso ad attenuare le accuse di danneggiamenti avvenuti in Via Tolemaide ed in Piazza Alimonda, il fatto che sia caduta l'imputazione di resistenza per i fatti di Via Tolemaide, riconoscendo invece l'illegittimità della carica dei carabinieri, alle quali i manifestanti hanno dovuto difendersi per ore.
Ancora non si conoscono le motivazioni della sentenza, che sarà emessa nei prossimi giorni e che dovrà spiegare la condanna per un reato introdotto nel 1944 da un descreto fascista e che mai da allora era stato applicato, nenche durante gli anni '70. Ma che nell'odierno clima di sempre maggiore repressione dei movimenti, riappare di volta in volta in varie sedi giudiziarie.
Una piccola vittoria è stata però raggiunta dai legali del social forum: il riconoscimento dell'illegittimità delle cariche di Via Tolemaide ed il rinvio alla Procura delle testimonianze di tre carabienieri ed un poliziotto (tutti e quattro graduati), affinchè si possa eventualmente procedere contro di loro, per falsa testimonianza.
Quelle accuse nei confronti dei componenti dell'arma, potrebbero pesare nei tre processi ancora in corso sui fatti di Genova 2001, specificatamente per i fatti della scuola Diaz, per quelli di Bolzaneto e per le tragiche vicende di Piazza Alimonda, durante le quali perse la vita Carlo Giuliani.
Ma probabilmente non serviranno tuttavia ad un ripensamento del mondo politico, sulla necessità di una commissione parlamentare d'inchiesta, che faccia piena luce sulle responsabilità politiche in merito ai fatti del luglio genovese del 2001, oltre che sulla catena di comando che permise la macelleria cilena e la più grave sospensione dei diritti democratici, in un paese occidentale, dalla fine delle seconda guerra mondiale.


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