sabato 29 dicembre 2007

Antenne a Vasto. Per l'amministrazione vastese la prostesta è NIMBY.

Questa mattina ero presente al presidio davanti al palazzo comunale, organizzato dai comitati di quartiere spontaneamente costiuiti a segiuto di nuove minacce di esposizione ad onde elettromagnetiche, in alcuni quartieri densamente popolati della città. In particolare in questo periodo sono in allerta i quartieri che insistono su Via Ciccarone e quelli di Vasto Marina.
All'interno del palazzo di città, oggi si discuteva anche di questo argomento. Ho assistito quindi al successivo dibattito svoltosi all'interno del saloon comunale (prendo a prestito questa definizione dal bravo blogger vastese 1manifesto, poichè non trovo espressione migliore per definire l'assise civica vastese), al termine del quale è stato approvato un ordine del giorno, con il quale
"si impegna l’amministrazione ed attiva il sindaco all’emissione di provvedimenti urgenti per sospendere tali attivazioni fino alla soluzione concordata delle problematiche in oggetto”. Il problema, credo, sarà solo rinviato.
Ciò che in particolare mi ha lasciato esterrefatto, è il contenuto del dibattito sul tema. Tralasciando i battibecchi da bar (o da saloon) - che hanno visto lanciare reciproche accuse tra i consiglieri, pronte ed immediate repliche a difesa da quelle stesse accuse e nuovi attacchi personali - a parte questi questi battibecchi, dicevo, mi pare sia emerso nel migliore dei casi, un certo pressapochismo nella trattazione del tema. Nel peggiore una certa ignoranza sull'argomento. Tra le righe di altri interventi infine (vedi quello del sindaco o quello dell'assessore Anna Suriani) si leggevano frecciate verso la leggittima protesta dei cittadini, vista come pratica affetta dalla sindrome NIMBY (acronimo inglese che sta per Not In My Back Yard, lett. "Non nel mio cortile").
Questo tipo di considerazione nei confronti della protesta, è spesso utilizzata e propagandata per togliere visibilità e credibilità alla protesta stessa. Se invece non è questa l'intenzione degli amministratori vastesi, devo concludere che hanno allora scarsa attenzione verso le ragioni del dissenso e le forme, i luoghi e gli attori delle contestazioni.
Faccio un esempio, che mi pare il più evidente: come non accorgersi che il Comitato Un Quartiere per Vivere della zona San Paolo ed il suo più visibile rappresentante, il bravo, preparato e combattivo Antonio Colella, appoggiano manifestazioni anche in quartieri diversi da quelli nel quale risiedono?
Non si tratta perciò di alcuna forma di NIMBY della protesta, ma dissenso consapevole verso installazioni selvagge di impianti nocivi per la salute delle persone, ovunque esse avvengano. Dissenso verso installazioni di impianti di telefonia mobile, che oggi a Vasto avviene senza il rispetto delle principali norme in materia e senza alcune indagine oggettiva sui livelli di esposizione alle onde elettromagnetiche.

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